Vittima e carnefice seduti in stanze comunicanti, separate soltanto da uno “specchio magico” (o semiriflettente) come quello usato dalle forze dell’ordine per gli interrogatori e per il riconoscimento di sospetti da parte del testimone. Il minore da una parte, nella stanza con giochi e peluche; l’equipe di psicologi e specialisti, dall’altra, ad ascoltare ciò che non accadrà mai più. “Mai più”, come il nome del progetto per il trattamento dei minori vittime di abusi sessuali e sfruttamento finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dipartimento Pari Opportunità). Un progetto in cui ha creduto fortemente proprio l’ex ministro Mara Carfagna, oggi deputato e portavoce del Pdl, che sarà a Baronissi sabato 8 alle 11 per partecipare alla cerimonia di apertura della sede della struttura ed alla successiva conferenza stampa insieme al senatore del Pdl Eva Longo ed al sindaco Giovanni Moscatiello«E’ una grande sfida per la nostra Amministrazione –sottolinea il sindaco Giovanni Moscatiello – una responsabilità che gli enti locali dovrebbero assumere per creare una vera rete socio-sanitaria orizzontale in grado di definire reali percorsi di recupero e reinserimento dei minori. Abbiamo un dovere morale da adempiere per tutelare e proteggere tanti minori vittime di violenze sessuali, ed oggi con questo progetto innovativo la leva che abbiamo è quella di prendere per mano le vittime in un percorso di recupero e reinserimento: solo così possiamo restituire loro una vita normale». IL PROGETTO. Il progetto, finanziato per 100mila euro dal Dipartimento Pari Opportunità e da 30mila dal Piano di Zona S2, è articolato in cinque fasi: indagine sociale finalizzata a raccogliere le informazioni sul contesto ambientale in cui vive la vittima e sulla presenza di elementi a rischio a livello familiare; presa in carico della vittima per una valutazione clinica e di trattamento; presa in carico dei genitori attraverso la gestione di incontri protetti e la realizzazione di un percorso valutativo e terapeutico di recupero; assistenza giuridica del minore; accompagnamento del minore per un progetto connesso ad un rientro all’interno del nucleo familiare o legato all’affido familiare. «È importante costruire percorsi operativi condivisi per sostenere il minore vittima di abuso sessuale, ed eventualmente il genitore, nel suo lungo e doloroso percorso di diagnosi, trattamento ed accertamento – afferma Cristina Nicoletti, responsabile del Piano di Zona – per il progetto possiamo contare sulla disponibilità di una struttura protetta allestita per incontrare vittime e carnefici, che non saranno mai insieme nella stessa stanza, e credo che non ci sia in Campania un esempio eguale. Quel è l’obiettivo: arrivare al rientro del minore in famiglia, se viene accertato che il carnefice non è uno dei membri familiari, oppure all’affido familiare».

 

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