Due opifici, tre sartorie clandestine e cinque depositi, al cui interno sono 

stati individuati circa 150.000 capi di abbigliamento della collezione 

primavera-estate dei noti marchi “Gucci”, “Hogan”, “Burberry”, “Harmont& 

Blaine”, “Fred Perry”, “Ralph Lauren” – tra scarpe, camicie, polo, pantaloni e 

occhiali – , oltre 200.000 etichette, oltre ad impianti, stampi, attrezzatura 

varia. Un intero “distretto industriale del falso” – disseminato tra le 

province di Napoli e Salerno a Scafati, Pompei e Scampia – è stato scoperto e 

smantellato dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma, nell’ambito di un’

inchiesta coordinata dal Sostituto Procuratore Catello Maresca della Direzione 

Distrettuale Antimafia di Napoli. 

La cura certosina dei dettagli e l’utilizzo di software sofisticati per la 

riproduzione dei loghi delle note griffe hanno permesso la realizzazione di 

prodotti di ottima fattura, capaci di ingannare anche l’occhio degli 

intenditori più esperti. 

In particolare, la gang era specializzato nella produzione di calzature 

“Hogan” contraffatte; all’interno di un opificio, infatti, sono stati trovati 

numerosi stampi in alluminio per la realizzazione delle suole in gomma, 

risultati sottratti alla casa madre, macchine e attrezzature professionali, due 

tonnellate di “polimeri in gomma”, materia prima per la produzione delle 

calzature. Le indagini delle Fiamme Gialle del Gruppo di Fiumicino hanno 

consentito di fare piena luce su ruoli e compiti dei membri dell’

organizzazione, oltre che di ricostruire i movimenti finanziari sottesi ai vari 

passaggi commerciali e, quindi, l’intera filiera distributiva, a partire dai 

centri di approvvigionamento delle materie prime sino ad arrivare ai luoghi di 

fabbricazione, confezionamento e stoccaggio dei prodotti contraffatti, 

destinati alla commercializzati sull’intero territorio nazionale. L’operazione, 

oltre al sequestro dei laboratori, degli impianti, delle materie prime e dei 

prodotti finiti, ha portato alla denuncia a piede libero di dodici persone e l’

individuazione di 27 lavoratori “in nero”, tra cui un minorenne.

Patrizia Sereno

 

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