Ieri mattina il questore di Salerno Maurizio Ficarra, mentre i suoi uomini arrestavano il capoclan Nicola La Rocca ed alcuni suoi affiliati, ha incontrato al tribunale di Nocera il dirigente del commissariato nocerino, Luigi Amato. Avrebbero parlato della presenza nell’indagine, in qualità di indagato, di un poliziotto in servizio al commissariato di Sarno. L’agente, secondo fonti della procura, avrebbe ricevuto cocaina in cambio di notizie sulle indagini. Secondo le accuse, abusava della sua posizione di pubblico ufficiale. L’uomo avrebbe rivelato ai sospetti notizie in merito alle indagini in corso. Il sodalizio sarnese riusciva così ad eludere le forze dell’ordine. In totale sono 18 gli indagati: undici sono stati trasferiti in carcere, due ai domiciliari, uno sospeso dal servizio e i restanti sono a piede libero. Un’operazione della Squadra mobile di Salerno, con il supporto del commissariato di Sarno e di Nocera e con l’ausilio delle squadre mobili di Roma e Siracusa. Gli indagati rispondono a vario titolo dei reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale e porto abusivo di armi da sparo, estorsione e riciclaggio. Il gruppo criminale guidato dal giovane Nicola La Rocca si serviva – secondo la ricostruzione degli inquirenti – anche del papà Francesco Paolo La Rocca (già coinvolto in altre operazioni antimafia a Sarno), dedito all’approvvigionamento ed alla vendita al dettaglio dello stupefacente, confrontandosi con il figlio sui prezzi da applicare. Secondo la polizia Nicola La Rocca gestiva dalla latitanza l’attivita criminale ed era ricercato per l’omicidio commesso nel giugno 2007 del padre dell’allora fidanzata, un operaio ucraino 46enne. Per quel delitto – all’epoca aveva 17 anni – è stato condannato, a 14 anni di carcere ma si di lui si erano perse le tracce quando la sentenza per omicidio è diventata definitiva. Per sfuggire alle manette ieri mattina si era nascosto nel letto della suocera. Tutto inutile.