Sindacati ed utenza invocano la correzione dell’atto aziendale della Asl di Salerno. Quanto meno per quello che riguarda l’area materno-infantile. La perdita di autonomia di quel comparto determina, di fatto, un indebolimento dell’intera attività di prevenzione anche oncologia, per il tumore al seno e al collo dell’utero. Le donne risultano gravemente colpite dall’atto aziendale, in quanto la tutela della loro salute ha perso la sua casa naturale, è stata assimilata al poliambulatorio distrettuale, perdendo la specificità della presa in carico, dell’accoglienza, dell’ascolto, dell’umanizzazione e del lavoro integrato tra specialisti per la donna e per i bambini: pediatri, ginecologi, assistenti sociali, infermieri pediatrici, ostetriche. Il territorio salernitano si aspetta un ritorno delle coscienze e della sensibilità, nel pieno rispetto del progetto obiettivo materno-infantile e di tutte le battaglie che le donne hanno sostenuto negli ultimi 30 anni per la tutela della loro salute. Alla luce di tante violenze di genere per le quali ci si aspettava l’apertura di nuovi ed illuminanti front office dedicati alla donna. I principi della de-ospedalizzazione e della medicina territoriale sono passati in secondo piano nella logica che sottende l’atto aziendale della Asl di Salerno: nello specifico, le attività materno-infantili vengono fagocitate dall’assistenza sanitaria di bas e specialistica ambulatoriale, determinando di fatto la trasformazione delle attività di presa in carico e quindi di erogazione di servizi socio-sanitari in attività di erogazione di servizi sanitari.

Patrizia Sereno

 

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