E’ scritto nero su bianco nel documento elaborato dalla commissione parlamentare ecomafie che nel dicembre scorso ha ascoltato amministratori pubblici, investigatori, tecnici. Ed alla fine è stato evidenziato che “il gravissimo inquinamento dei corsi d’acqua del bacino del Sarno è venuto determinandosi nei decenni passati a causa dell’inerzia delle pubbliche amministrazioni competenti”. E si scopre che ben tre procure, quella di Torre Annunziata, Nocera e Nola, stanno in merito alle responsabilità del disastro ambientale legato all’inquinamento del Sarno. Sono ben 13 i Comuni coinvolti a causa delle reti fognarie incomplete o non collettate ai depuratori. E sono 500mila le persone i cui scarichi finiscono quotidianamente nel Sarno. I Comuni sono quelli di Castellammare di Stabia, Pimonte, Striano, Poggiomarino, Gragnano, Santa Maria la Carità, Angri, Ottaviano, San Valentino Torio, Nocera Inferiore, Sarno e Scafati. E nel mirino degli investigatori è finito l’operato dei dirigenti e funzionari di Regione Campania, Arcadis, Autorità di Bacino, Ente d’Ambito e Consorzio di Bonifica. L’obiettivo dell’inchiesta consiste nel verificare lo stato di esecuzione delle opere necessarie a convogliare gli scarichi verso i depuratori, opere realizzate solo in parte con conseguente disastro ambientale perpetrato da oltre 40 anni. A Nocera Inferiore, in particolare, i lavori appaltati nel 2008 non hanno mai avuto inizio. Alessandro Pennasilico, procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, nella sua relazione spiega che su quattro collettori del comprensorio Medio Sarno ne sono stati ultimati soltanto due (Nocera Superiore e Angri), mentre restano da completare Scafati e Poggiomarino. Su Foce Sarno, invece, l’unico collettore incompleto è quello di Gragnano, su cui confluiscono gli scarichi dei Comuni dei Monti Lattari, mentre i depuratori di Torre del Greco risulterebbero totalmente inadeguati. E così, dopo anni di denaro gettato al vento e di disastri, si muovono le procure per determinare le responsabilità di uno scempio di dimensioni persino più grandi di quanto era previsto. Ma quello che fa più spece è la dichiarazione del procuratore della corte di appello di Napoli, Luigi Rivello. Il Sarno lo chiamano ancora fiume, in realtà è una fogna.
Nello Ferrigno