Il forno è quasi identico, solo
che non sforna pizze da mangiare ma ‘pizze d’argillà. Sfruttando la grande
manualità uno dei più noti pizzaioli napoletani, Gino Sorbillo, trasferisce la
sua competenza nel lavoro dell’argilla, modellandola quasi fosse il suo impasto
per realizzare il prodotto simbolo della cultura gastronomica partenopea. E
così il "pizzaiolo ceramista" si è cimentato nella realizzazione di opere –
Pizza Apple per ricordare Steve Jobs, Cuore dedicata alle donne, Pizza Barca
per difendere la cultura delle alici, con la Chiocciola in omaggio a Slow Food
e altre ancora – alcune delle quali saranno esposte domani a Torino nell’ambito
dell’evento internazionale Salone del Gusto e Terra Madre 2012. Il progetto
Pizza d’argilla è realizzato dalla Fabbrica delle Arti con Sorbillo e in
collaborazione con Slow Food Campania. "Sorbillo ha incontrato il nostro
progetto con grande entusiasmo – dice Giusi Laurino, direttore artistico della
Fabbrica delle Arti – Nonostante la sua pizzeria sia oggi un luogo di grande
successo, Gino non spende le sue energie per creare nuove sedi ma, intrecciando
rapporti e confronti, non soltanto con il mondo dell’enogastronomia, porta la
sua pizza ovunque, facendola diventare un simbolo di comunicazione e un veicolo
universalmente comprensibile di messaggi sociali. In maniera spontanea e
immediata, al banco di lavoro crea le sue ‘pizze parlanti’". In una visita
all’antica fornace del Cotto Rufoli, nasce l’idea di realizzarle in argilla.
Sorbillo si cimenta nell’impresa e realizza il ‘nuovo’ prodotto. Le ‘pizze
d’argillà sono state realizzate a Vietri sul Mare (Salerno) nell’atelier
ceramico Ios di Sergio Scognamiglio. Il lavoro è documentato da una
pubblicazione a cura di Ideas Edizioni, nel quale sono contenuti
un’introduzione di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, un testo critico di
Giusi Laurino e un’intervista a Gino Sorbillo a cura di Antonio Puzzi (le
immagini sono di Mario Laporta, Angela Grimaldi e Maddalena Tortora). Spiega il
pizzaiolo: "Vorrei far vedere a chiunque ne fosse curioso, nel mondo, qual è la
mia pizza e, più in generale, la pizza napoletana. Noi siamo convinti che la
nostra pizza sia nota ovunque perché la napoletana è la pizza della storia ed è
del popolo. Purtroppo non è così. La mia idea è stata, dunque, quella di farla
conoscere, anche solo per alcuni aspetti, come la lievitazione e la
modellazione del panetto fatta da un pizzaiolo della tradizione. L’avallo di
Slow Food è poi la ciliegina sulla torta. Ecco perché compaiono su queste opere
l’alicetta di Cetara, la mozzarella di bufala, il pomodoro San Marzano,
prodotti che uso quotidianamente nel mio lavoro. E’ un gesto di riconoscenza
verso le eccellenze del nostro territorio, in pizzeria come nel lavoro
ceramico. E mi auguro possa anche essere il giusto simbolo per festeggiare e
promuovere la Pizza Napoletana Specialità Tradizionale Garantita". L’obiettivo
del giovane pizzaiolo napoletano è quello di "far toccare con mano anche anche
alle nuove generazioni un prodotto simbolo della nostra terra allestendo anche
mostre; penso anche che l’idea possa ampliarsi ad altri artisti affinché la
‘pizza d’argillà diventi ‘piattaforma’ per gli altri prodotti tipici italiani".