Mano nella mano. 24 ore su 24. Daniele e Giuseppe sono padre e figlio. Vivono in simbiosi. Daniele Osio, 41 anni, autistico, ha instaurato da subito il classico rapporto uno ad uno che caratterizza la sua patologia. L’ha instaurato con il papà. Un uomo che ha sacrificato l’intera vita a quel figlio, l’ultimo dei tre avuti dalla moglie Carmela. Arrivando finanche a dover lasciare il suo lavoro a 54 anni visto che la sopravvivenza di Daniele dipendeva e dipende da lui, dal quel contatto, da quella mano nella mano 24 ore su 24. Ma 41 anni sono tanti, sono logoranti. Giuseppe ha superato i 70 anni e il suo fisico non regge più. E’ una storia d’amore e di sofferenza quella della famiglia Osio di Nocera Inferiore. Una storia di richieste d’aiuto cadute nel vuoto, di porte sbattute in faccia, di dinieghi che fanno male. Più dell’autismo che ha condannato Daniele in un mondo tutto suo. Un mondo in cui l’unico attore co-protagonista cui è consentito l’accesso è papà Giuseppe. Da maggio uno squarcio di luci si è aperto nel velo delle tenebre. Un’unica struttura ha dichiarato di avere la possibilità di tentare per Daniele una riabilitazione di sei mesi. Nonostante il paziente abbia 41 anni. Una possibilità che può essere sperimentata solo con l’impiego di un tutor che dia respiro a Giuseppe, sostituendosi a lui dalle 12 alle 24 ore a seconda del protocollo. Da maggio ad oggi, però, la pratica sanitaria di Daniele Osio di Nocera Inferiore si è arenata. Per lui occorrono cinque mila euro al mese circa. Una cifra che ha congelato ogni speranza. La sua famiglia – papà, mamma, i due fratelli- ha bussato davvero a tutte le porte: Asl, comune, chiesa. Ad oggi solo il silenzio. Rotto dalle grida con cui Daniele manifesta la sua personalità. (Domani dopo il Tg un approfondimento sulla storia di Daniele).

Patrizia Sereno – IL VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=dZO_J5QAnhw&feature=c4-overview&list=UU-jGalRMkr1SVLQ1YGETRsA

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