Il 2012, l’anno della fine del mondo. Cosi avevano predetto i Maya. Il 21 Dicembre finirà tutto. L’anno che sta per chiudersi sarà ricordato per un tragico bilancio di morti cruenti. Sarà ricordato come l’anno delle donne. Donne, mamme, mogli, uccise dalla furia omicida di uomini incapaci di gestire le proprie emozioni e che brutalmente portano alla morte le proprie compagne. Il 2012 si apre con la barbara uccisione di una donna. Il 2 gennaio infatti, viene freddata, Lenuta Lazar a Chiesuol del Fosso (Fe). A seguire il 3 gennaio viene uccisa un’altra ragazza a Milano, poi a Bari, a Torino. Il 9 Gennaio Fabiola Speranza di 45 anni, di Atripalda in provincia di Avellino, viene uccisa dal marito che le scarica la pistola addosso. L’eccidio di donne continua per tutto l’anno.
Ci spostiamo da nord a sud, da Palma Campania a Senigallia, da San Sebastiano al Vesuvio a Pistoia ma le cose non cambiano. La brutalità degli uomini non si affievolisce. E’ l’anno della sentenza di ergastolo in primo grado per il caporal maggiore Salvatore Parolisi. Accusato di aver ucciso la giovane moglie di Somma Vesuviana, Melania Rea. Salvatore Parolisi è stato condannato ancor prima che dai giudici, dall’opinione pubblica, dal popolo, dalla gente, dai media che hanno visto in lui l’emblema di marito traditore che per sbarazzarsi della moglie scomoda la uccide. Ai posteri l’ardua sentenza…successiva. E’l’anno dell’Amore Criminale. Il 2 luglio viene uccisa a colpi di forbici Alessandra Sorrentino, una giovane donna di 26 anni,di Palma Campania, mamma di due bambini. Ad ucciderla il marito di 9 anni più grande, Giancarlo Giannini, operaio di un’azienda conserviera della zona.
L’uomo era accecato dalla gelosia. Di sospetti, su un presunto tradimento della moglie, ne aveva già da qualche tempo. Tanto che aveva fatto installare sul pc della vittima un programma in grado di consentirgli la lettura dei messaggi inviati e la non cancellazione della cronologia. Legge alcuni di quei messaggi. Uno su tutti, un ‘ti amo’, spedito non si sa a chi. Da qui la lite, il raptus. Dalle parole ai fatti, purtroppo, il passo è stato molto breve. Ha afferrato un paio di forbici assestando i primi fendenti. La donna ha cercato di fuggire alla furia della violenza, tentando di trovare riparo sul balcone. Ma é stato del tutto inutile. E’ stata raggiunta dal marito che ha preso delle altre forbici, colpendola nuovamente. Un colpo è stato assestato al petto. Qualche vicino ha sentito le urla della donna ed ha chiamato i carabinieri della locale caserma. E quando i militari sono giunti sul posto si sono trovati dinanzi ad una scena raccapricciante. Alessandra era in un pozza di sangue: troppo gravi le ferite. La morte è arrivata in pochi minuti. Il marito era in evidente stato confusionale, con gli abiti sporchi di sangue. Una morte avvenuta per un presunto tradimento virtuale.
E infatti il 2012 è l’anno dei social network, di facebook. Tutto ormai passa attraverso la rete. I momenti di gioia, quelli di dolori,le delusioni, le sconfitte tutte emozioni da condividere con gli amici virtuali. E virtuali diventano anche molte relazioni d’amore. I tradimenti virtuali in questi ultimi mesi balzano ai primi posti. Il mondo virtuale, la chat disinibisce molto, ti sdoppia la personalità. Ti senti diverso, più forte, potente ed ecco che da una semplice conversazione nasce un sentimento o qualcosa di pseudo tale che può sfociare poi in tragedia. E’ quello che è successo a Chiara una ragazzina della provincia di Salerno, di soli 15 anni che in rete ha trovato il suo orco. Chiara stringe amicizia su facebook con un uomo molto più grande di lei. Dopo pomeriggi e notti intere passate a chattare l’uomo invita la ragazza per un semplice caffè. Lei accetta. I due si vedono in una zona periferica del piccolo centro in cui Chiara vive con i suoi genitori e i due fratelli più piccoli. L’uomo senza mezzi termini chiede alla giovane di praticargli un rapporto orale. Chiara si rifiuta. Lui si infuria e inizia a picchiarla, poi la lascia andare. Nei giorni seguenti inizia a seguirla e a minacciarla di morte. Le chiede di prestarsi a giochi erotici di gruppo con altri suoi amici. Il gioco inizia a diventare pericoloso. A casa di Chiara arrivano telefonate anonime. La ragazza si spaventa e accetta di andare a casa di quell’uomo. Sarà costretta a sesso promiscuo. I giorni passano e le richieste si fanno sempre più esigenti. Chiara deve avere rapporti sessuali con altra gente,che l’uomo della chat sceglie per lei. Viene messa in un giro di prostituzione minorile. Di lì a poco rischia anche la vita. Un “cliente” durante una pratica di sesso estremo le stringe una corda al collo in modo cosi stretto che la ragazza sviene e rischia di morire. Viene lasciata fuori il Pronto Soccorso di un ospedale della zona. Dopo alcuni giorni si riprende, ha ricordi molto sfumati in quanto molto probabilmente era stata anche drogata. Purtroppo l’uomo della chat non è mai più stato ritrovato. E a Napoli e provincia il 2012 sarà ricordato tra l’altro come l’anno delle faide camorristiche, l’anno delle vittime innocenti.
Oggi più che mai sul nostro territorio la camorra è soprattutto un tipo di mentalità, che fa della prepotenza, della sopraffazione e dell’omertà diffusa i suoi principali punti di forza. Il confine tra l’appartenenza ad un clan camorristico e il vivere in una mentalità camorristica diffusa, il più delle volte è labile ed etereo e, in alcuni particolari ambienti sociali, una divisione netta tra le due cose potrebbe risultare non facilmente rilevabile. Del resto sui nostri territori l’invadenza asfissiante della criminalità ha determinato un diffuso stato sociale di rassegnazione, o peggio di convivenza, di parte della cittadinanza con una determinata mentalità dedita al malaffare. E invece le cose devono e stanno cambiando: in particolare negli ultimi anni la camorra è lotta quotidiana, è educazione alla legalità, e soprattutto è recupero dei beni confiscati per fini “nobili”, per creare posti di lavoro. In realtà è una vera e propria sfida per la riaffermazione della legalità in Campania, che potrebbe rappresentare un elemento di svolta importante nella lotta alla camorra ed alle mafie. E allora ricordiamoci del 2012 anche per iniziative positive, di lotta per la legalità e per la rinascita. Il 21 Marzo 2012, nasce a San Vitaliano, l’associazione Reset, capeggiata dal dr. Nicola Riccio. Un’associazione fatta di giovani che cerca attraverso l’inclusione sociale e i sani valori di contrastare i fenomeni criminosi presenti sul nostro territorio.
Maria Rosario Alfieri – Esperta in Criminologia