Ha parlato alle istituzioni, al mondo dell’economia e ai giovani, questa mattina, il vescovo della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, monsignor Giuseppe Giudice, in occasione del Discorso alla Città pronunciato in una gremita cattedrale di San Prisco.
Numerose le istituzioni presenti: sindaci, consiglieri provinciali, i vertici di Confindustria Salerno e quelli dell’Ordine dei commercialisti. Tanti anche i rappresentanti delle associazioni locali: AMDOT, Coldiretti, Libera, Movimentiamoci. Nutrite le delegazioni scolastiche nocerine del liceo classico “Gian Battista Vico”, rappresentato dalla preside Teresa De Caprio e dalla professoressa Maria Teresa Baselice, e dell’ITC “Pucci”.
“Giovani, fame di fiducia e di futuro” il tema trattato, che ha toccato argomenti come le difficoltà occupazionali e le tribolazioni di piccole e medie imprese. «Tra i grandi maestri che hanno educato alla speranza ci sono i contadini, gli artisti, gli scienziati, soprattutto le madri. Ma anche gli imprenditori – scrive il presule –, che stanno soffrendo molto, soprattutto quelli medio-piccoli». Allo stesso tempo costoro devono essere stimolo ed accompagnamento per le nuove generazioni: «Speranza è aiutare i giovani ad essere imprenditori, cioè uomini e donne capaci di investire, sperare, continuare, senza farsi bloccare da false illusioni o chi dice che non è il momento». Strumento da sfruttare potrebbe essere il Progetto Policoro che la Chiesa italiana porta avanti coniugando il trinomio giovani, Vangelo e lavoro.
Un riferimento poi è per le «condotte a rischio», droga, delinquenza, emarginazione, che probabilmente «rappresentano la ricerca di una sponda». «Con questi atteggiamenti – prosegue – i giovani sollecitano riconoscimento, comprensione del fatto che questi comportamenti sono segno di una grande sofferenza». Così l’appello alle istituzioni: «Si devono mobilitare tutte, presto e bene, perché si accostino ai giovani non per condannarli, ma per ascoltarli nei loro linguaggi». Alle parrocchie: «Ridiventino luoghi educativi capaci di accogliere le fragilità e i sogni dei giovani». Agli oratori, perché siano «laboratori di talenti». «Il nostro primo compito – aggiunge – sta nel convincere i giovani di quanto la loro esistenza sia preziosa».
Ai giovani, poi, chiede di «essere profeti della civiltà della speranza», ricordando che «non si esce da nessuna crisi se non ci si esercita nell’arte dell’attesa di una salvezza». E infine, con Papa Francesco, gli dice: «Non fatevi rubare la speranza!».