Idraulici al lavoro alla Tin dell’ospedale di Nocera Inferiore. Se l’ultimo ostacolo alla riapertura della Terapia Intensiva Neonatale dell’Umberto I č davvero rappresentato da tre rubinetti da sostituire (un rilievo che da 20 giorni non trova risposta), allora č facile immaginare che sia arrivata al capolinea la prolungata chiusura di una divisione che, in sette anni di vita, ha compiuto – grazie alle professionalitŕ su cui conta – degli autentici miracoli. E un miracolo vivente č la bambina di 7 anni che dall’equipe del primario Norberto Nosari fu salvata a dispetto di tutto e di tutti, venuta al mondo quando la mamma era appena a 5 mesi di gravidanza.
Permane la perplessitŕ degli operatori, medici e paramedici. Della Tin e dei reparti correlati: in particolare la ginecologia ed il comparto gravidanze a rischio. Per la Terapia Intensiva Neonatale era scattato era scattato – in via precauzionale – il blocco dei ricoveri a novembre. Senza esitazione tutti indistintamente, medici ed infermieri, avevano avuto il coraggio di invocare la chiusura per procedere alla sanificazione. Dimostrando di avere a cuore la salute dei bambini sopra ogni altra cosa. Avrebbero potuto far passare la cosa sotto silenzio e procedere agli adempimenti del caso senza arrivare allo stop dei ricoveri. L’emergenza era scattata l’11 novembre. Il direttore sanitario del presidio ospedaliero di Viale San Francesco, D’Ambrosio, aveva sospeso, in via precauzionale, per «prevenire il rischio infettivo» i ricoveri nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale. Troppi i casi di bambini che presentavano una «sintomatologia settica e patologia di tipo simil-occlusivo a carico dell’apparato gastroenterico», aveva comunicato l’Asl attraverso una nota. Una decisione precauzionale, indispensabile per scongiurare problemi maggiori. A sollecitarla “cluster”, ovvero una concentrazione – in tempi contenuti – di casi di tipo settico, con eziologia non chiara. Al momento del blocco dei ricoveri il reparto di Tin lavorava a pieno regime, con tutti i posti letto occupati. Sui sedici ricoverati tra la terapia intensiva e sub intensiva – le due aree del reparto bloccate – erano stati riscontrati cinque casi sospetti. In due occasioni si era reso necessario il trasferimento alla chirurgia neonatale del “Santobono” di Napoli.. «Il momentaneo blocco dei ricoveri – si leggeva nella nota della direzione sanitaria – č stato disposto anche per consentire, nel piů breve tempo possibile e in maniera esaustiva, tutte le procedure necessarie per prevenire eventuali contaminazioni e di procedere al completamento dell’indagine epidemiologica conoscitiva/osservazionale giŕ attivata». Alla fine non era stato isolato alcun batterio. Nonostante tutto, quel breve tempo indicato si č allungato oltremodo. Senza nessuna apparente valida motivazione.

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