Nelle 5 ore della sua arringa, ieri, il primo dei due difensori di Alberico Gambino , Alessandro Diddi, ha calato in campo un’articolata contro-ricostruzione dei fatti contestati all’ex primo cittadino, elencando, capo di imputazione per capo di imputazione, tutte quelle che ha indicato come <bugie mastodontiche> di Amerigo Panico che avrebbe organizzato <porcherie a tavoline>. E lo ha fatto presentato documenti scritti mai prodotti dalla pubblica accusa. Atti documentali che offrono una possibile ricostruzione alternativa a quella proposta dal grande accusatore, che sembrerebbe smentito, ad esempio, sulla questione del ricorso Tarsu. Aveva detto, Panico, di essere stato costretto ,nel 2008, da Gambino, a ritirarlo per ottenere, in cambio, l’agibilità del centro commerciale Pegaso. Ed invece, secondo la difesa, quel ricorso sarebbe stato presentato solo due anni più tardi e tutt’ora depositato. Ma l’avvocato Diddi ha inanellato tutta una serie di incongruenze temporali del racconto di Panico, cercando di dimostrare che ci fosse dell’astio dell’imprenditore verso l’ex sindaco, vero motivo delle sue accuse. Da Diddi il richiamo <all’assoluta mancanza di riscontri, richiesti dalla legge, alle dichiarazioni del collaboratori di giustizia> , alle molte ombre sul corretto operato della polizia giudiziaria, all’arroganza del grande accusatore nel corso delle sue deposizioni che non si concilierebbe con l’animo di concusso. Sulla registrazione che il perito del tribunale ha dichiarato manipolato Diddi ha detto che certamente l’autore della manipolazione è stato Panico. Nel chiedere la piena assoluzione del proprio assistito, l’avvocato Diddi ha richiamato un episodio legato alla figlia dell’ex sindaco, provocando le lacrime di Alberico Gambino. Il processo è, ormai, agli sgoccioli. Le ultime udienze martedì e mercoledì. Poi la camera di consiglio dei giudici, che durerà almeno una settimana, vista la decisione del collegio di depositare immediatamente anche le motivazioni della sentenza, che vedrà come relatore il Giudice Paolo Valiante.
Michela Giordano