Una lunga fila di fedeli, dentro e fuori dal Santuario di Materdomini a Nocera Superiore. Tutti lì per onorare la Madonna dell’Assunta. Si tratta di uno degli appuntamenti della tradizione religiosa dell’estate nostrana. Una tradizione che però con il passare degli anni si sta trasformando, più commerciale di una volta, quando si arrivava a piedi, come si fa ancora per Pompei, con la lunga notte di preghiera, aspettando l’arrivo dei “tammorrari”, con pellegrini provenienti da ogni dove. Poi la trasformazione, lenta ma inesorabile, che invece di attrarre sembra aver allontanato le persone. Prima la festa era concentrata tutta attorno al santuario: c’erano i toselli, i quadri della Madonna, i venditori di ceste, i pescatori di Cetara che portavano le alici, i panettieri che preparavano la palatella rigorosamente con la “mpupata di melanzane” e le alici, c’erano le bancarelle di giocattoli e quelle dove trovavi torrone, castagne e qualche dolciume, il gioco del topolino che doveva entrare nella casetta giusta, c’erano poche ma simpatiche, e neanche troppo chiassose, giostre nel piazzale.
Oggi è tutto diverso. Prendete la palatella. Prima era tradizione il passaggio in Santuario e l’assaggio del tipico panino per le strade di Materdomini. Adesso si sono inventati tutti conoscitori della materia, la palatella si prepara in casa, ma il sapore non può essere mai lo stesso. Addirittura hanno organizzato una sagra a margine del momento religioso. Sacrilegio! E intanto la gente arriva, c’è, ma le sensazioni sono completamente diverse. Saremo anche nostalgici, ma ci piaceva più la versione più povera che era pure divertente e si chiudeva con una lavata di faccia. Sì, avete capito bene. Ma come? Con la scorza della fetta di anguria appena mangiata, altra tipicità di questa festa che non sapremo mai se oggi sia di gradimento della Madonna. Giuseppe della Morte