Sembra improntata alla logica del “colpirne uno per educarne cento”, la sentenza della commissione disciplinari sui fatti di Salernitana – Nocerina. Una decisione durissima, la condanna per responsabilità oggettiva in illecito sportivo che comporta l’ esclusione dalla lega pro della società rossonera (più un’ ammenda di 10mila euro), le squalifiche di 3 anni e mezzo di stop per il presidente Benevento,il dg Pavarese, l’allenatore Fontana, il vice Fusco ed il medico Rosati; un anno ai calciatori usciti per infortunio Remedi, Hottor, Kostadinovic, Lepore e Danti. In attesa delle contromosse dei difensori, che hanno 15 giorni per presentare ricorso, l’interesse è per la ricostruzione dei fatti contenuta nelle 49 pagine della sentenza. L’antecendete storico dato per assodato è il clima intimidatorio che ha accompagnato, dal venerdi precedente il derby, la discesa in campo all’Arechi. Non si soffermano  più di tanto su questo, i membri della commissione federale, perché la circostanza assume contorni di rilevanza strettamente penale, che è di competenza della giustizia ordinaria. Riflettono, invece, su ciò che ne è conseguito. Il ragionamento è questo: per non perdere i contributi federali, i vertici della società, in accordo con allenatore e vice, avrebbero deciso di dar vita alla pantomima dei falsi infortuni. Ed è proprio in quei contributi che va ricercata la contropartita economica necessaria perché sussista la fattispecie dell’illecio sportivo, che non avrebbe potuto perfezionarsi se alcuni degli atleti, quelli squalificati, non avessero simulato, in barba ai principi su cui si regge il mondo dello sport ,infortuni in realtà mai avvenuti. Cosa accade ora? Essendo la sentenza immediatamente esecutiva, per la Nocerina il campionato è finito. Ma se, in secondo grado, si registrasse una riammissione, la squadra recupererebbe sul campo le partite annullate.

Michela Giordano

 

 

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