Ospedale di Cava, ecco la lettera di una cittadina contro la possibile chiusura della struttura: "Mi chiamo Francesca,abito a sant’egidio del monte albino e sono madre trentaduenne di una splendida bambina di tredici mesi, Rosaria. Apprendo con amarezza che ospedale santa maria dell’olmo sito in cava dei tirreni volge la sua storia al termine. La mia perplessita’,nonche’ inquietudine nasce dal fatto che ho avuto esperienza in prima persona della funzionalita’ e della eccelsa opera del personale intero dei reparti di pediatria ginecologia.cosa che in altri ospedali-chi ha orecchie intenda- e’ un miraggio,specialmente se vogliamo riferirci all’assenza di umanita’ con cui medici,infermieri e tutto il resto si rivolgono ai degenti,i quali hanno bisogno,in quel momento,assieme ai propri cari,di un habitat rincuorante e generoso.non sto a raccontare dei minuti interi,che diventano frazioni di ore,che i degenti devono impegnare nel suonare il campanello di allarme nel caso-ahime’-abbiano bisogno di interventi particolari degli infermieri di turno,che prontamente ritardano e se miracolosamente arrivano rispondono in maniera molto poco garbata.la realta’ cavese e’ ben altra invece. Mia figlia esiste da 13 mesi grazie alla prontezza del personale intero che ha individuato subito il mio problema in ogni corsa al pronto soccorso-contrazioni uterine fin dal primo mese e coliche renali che inducevano il travaglio,in particolare grazie alla magnanimita’ e alla solerzia del primario dott.gennaro guarino,il quale ha agito tempestivamente anche al momento della nascita. Pulizia eccelsa del reparto, grazie alle operatrici che puntualmente ogni mattina con assiduita’ svolgono il proprio lavoro, assistenza piena da parte delle infermiere che accorrono in due e scattanti ad ogni squillo di campanello.lo stesso posso dire del reparto di pediatria,dove e’ stata allestita persino una ludoteca,con il contributo dei cittadini cavesi. Motivazioni politiche alla base del decesso di questo ospedale? Dunque motivazioni che appagano interessi che nulla hanno a che fare con il dovere di tutelare il bene primario e fondamentale del cittadino che e’ la salute. La storia si ripete, dunque. E’ sempre la stessa. Veder morire strutture funzionanti per il reale interesse del cittadino a favore di interessi che eludono il nostro benessere. Spero che a questa mia testimonianza, intrisa di motivazioni ed esperienze personali, abbia discepoli che promuovano iniziative volte a salvaguardare il poco che di buono ci resta nelle strutture al servizio del cittadino". Francesca Vigorito