E’ sempre una Paganese double-face quella targata Gianluca Grassadonia. Brillante quando si accendono i riflettori televisivi o per le sfide molto attese dai propri tifosi, scadente, moscia in parecchie occasioni, specie quando si reca lontana dallo stadio Marcello Torre. Una delle poche note positive di questa stagione è rappresentata proprio dalla imbattibilità degli azzurrostellati tra le mura amiche. Nove partite, quattro vittorie e cinque pareggi, dodici gol fatti e quattro solamente subiti. Numeri che farebbero pensare ad una compagine di primissimo livello, quanto meno a ridosso della zona play-off ed invece la Paganese, dopo una serie di risultati negativi, rischia di vedersi impelagata nel mischione retrocessione. I numeri però cambiano faccia quando si leggono quelli da trasferta. Due vittorie, di cui una in campo neutro nel derby con la Nocerina, una risicata a Barletta, poi soltanto tre pareggi e ben sei sconfitte con ben sedici reti subite. Al netto di un pizzico di sfortuna, che comunque va sottolineata, pensate ai due episodi delle partite di Gubbio e con il Prato, rigore dato agli umbri per il fallo di Scarpa, rigore non dato in una analoga situazione di gioco in area con intervento su Caturano, dunque al netto della dea bendata, i problemi della Paganese sono forse da ricercare in un aspetto mentale che non pare essere quello giusto. A questa squadra sembra mancare un leader carismatico, un trascinatore, un calciatore che prenda di petto le situazioni, riuscendo a dare una scossa agli altri. Eppure, c’è da sorprendersi. Il gruppo di Grassadonia è composto da moltissimi elementi di esperienza, da cui ci si attenderebbero  atteggiamenti più combattivi. Prendete la gara con il Prato: match giocato a ritmi bassi da una Paganese a tratti irriconoscibile rispetto ad altre edizioni, tipo sfida con l’Avellino. Infine, l’allenatore. Non è in discussione per la società perché non ci sono elementi che fanno pensare a una mancanza di fiducia nei suoi confronti da parte dei calciatori. Ma deve darsi una mossa anche lui. Troppi errori di valutazione, troppi cambi nell’undici di partenza, poca incisività nel porsi nei confronti della squadra. A volte, usare il bastone può servire quanto e più di una bella carota. Una strigliata, una discussione accesa, può diventare utile quanto e più di una vittoria. Il presidente Trapani vuole carattere e grinta, vuole vedere la squadra gettare il cuore ogni oltre ostacolo, come si dice in gergo. Anche perché il tempo stringe, la classifica si è fatta bruttina e all’orizzonte il calendario non sembra venire incontro alle esigenze della Paganese.

Giuseppe Della Morte

 

 

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