Non solo Fiat. Sono centinaia le realtà produttive italiane che decidono di chiudere i battenti e trasferirre la produzione all’estero, magari in quei paesi dell’est dal più agevole sistema fiscale e contributivo. Temono che questo sia il loro destino anche i 60 dipendenti paganesi della ex Ericcson di via Filettine.  Dal primo settembre, dopo una firma che li ha portati a passare , in una volta sola, da tre  diverse società, oggisono in carico alla Telis srl, a regime di cassaintegrazione a zero ore. Gli stipendi non vengono pagati da agosto. Da settembre a dicembre non si è registrato, come da accordi sindacali, il conguaglio (sotto forma del pagamento di 1/5 a mensilità) del tfr e del 4% di trattenute pregresse nell’ambito del cosiddetto fondo Cometa e, nel frattempo, la nuova compagine sociale, telis, che ne nome è la medesima del precedente con il cambiamento sostanziale della forma (da spa a srl), ha presentato un concordato preventivo in bianco, da definire, entro fine mese, con un piano di rientro da un monte debiti che si aggirerebbe attorno ai 60 milioni di euro. Eppure il lavoro non manca. L’anno scorso l’azienda si è vosta riconfermare da Enel una sostanziosa commessa: 4 milioni di contatori, sa assemblare e collaudare a Pagani con pezzi in plastica che arrivano dalla Cina e  piastre realizzate in Romania. Timore dei dipendenti che da oggi sono in sit in. (Interviste nei nostri Tg, il video a seguire sarà anche sul nostro sito). 

Michela Giordano

 

 

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