“E’dal 2010 che mi vengono chieste le dimissioni. Ora per il fiume Sarno, ora per l’ospedale Mauro Scarlato, oggi per una riunione elettorale, organizzatami da alcuni ragazzi, attraverso un passaparola su Facebook, in uno spiazzale di una signora che non conosco e che si dice appartenente ad un clan”. Replica così il consigliere regionale Monica Paolino, alle dichiarazioni di ‘Scafati Arancione’, che in una missiva ha chiesto le sue dimissioni.

“In un post a margine della manifestazione di Libera avevo detto che sono a favore delle marce, volte a sensibilizzare la società civile e delle proteste contro un male assoluto, qual è la camorra, ma anche che, il vero contrasto al malaffare, si dimostra nelle azioni concrete, quelle che abbiamo compiuto nel corso di questi anni. Anche a costo di mettere a rischio la nostra vita. L’acquisizione al patrimonio comunale di una proprietà del braccio destro del capoclan Matrone, come primo atto istituzionale, la realizzazione di un centro sociale al posto di quella proprietà al servizio della gente, l’invito ad un ragazzo che voleva candidarsi a prendere le distanze dalla sua famiglia camorristica, il tentativo di dare in gestione il bene confiscato al clan Chierchia alla curia di Nola con l’avversione delle opposizioni, non sono tutte azioni contro la camorra? Rifiutarsi di realizzare un centro commerciale in un terreno agricolo facendo gli interessi del singolo, rifiutarsi di assumere irregolarmente la moglie di qualche comunista, non sono azioni contro i colletti bianchi?

“Sulla richiesta delle mie dimissioni – continua – sarebbe opportuno, che Scafati Arancione approfondisse le accuse che ci vengono mosse e che attendesse, in ogni caso, l’esito di un processo, che ancora non è avvenuto. Di cosa stiamo parlando allora? Dovrei dimettermi per aver lavorato affinchè Scafati vedesse finanziata la rete fognaria o magari per aver lottato per il Progetto Grande Sarno? Devo dimettermi perchè insieme al Governo Caldoro abbiamo assicurato alla nostra città milioni di fondi europei per progetti che, altrimenti, non sarebbero stati mai realizzati?”.

“Non consento a nessuno di infangare la mia immagine e la dignità della mia famiglia, perchè la camorra l’abbiamo tenuta sempre a distanza, avendo sempre creduto che il nostro interlocutore fosse il popolo e non certo quello dei colletti bianchi e dei malavitosi”.

NOTA STAMPA

paolino

 

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