Il braccio di ferro politico in atto da anni fra il governatore della Campania Stefano Caldoro e l’ex coordinatore regionale del Pdl, Nicola Cosentino, ha aspetti anche giudiziari con due inchieste, aperte a Roma ed a Napoli sulla cosiddetta P3.    Nelle attività che vengono attribuite dai pm all’associazione segreta c’é, infatti, anche l’ormai nota compilazione di un dossier che, diffuso su internet in vista delle elezioni regionali del 2010, avrebbe dovuto screditare Caldoro favorendo così la scelta di Cosentino come candidato governatore del centrodestra.    Nell’inchiesta romana sulla P3 i pm Capaldo e Sabelli, chiuse le indagini, hanno chiesto il rinvio a giudizio di vari imputati, tra cui Cosentino: a suo carico le accuse di associazione per delinquere e violazione della legge Anselmi, più la diffamazione e la violenza privata ai danni di Caldoro. Quest’ultimo si è costituito in giudizio come parte civile. Cosentino, sentito dai pm, ha più volte respinto ogni addebito negando qualsiasi ruolo nel dossieraggio contro Caldoro.    A Napoli, i pm – nell’ambito dell’inchiesta su un’altra presunta associazione segreta, la cosiddetta P4 – hanno preso le mosse dagli elementi emersi dall’inchiesta romana per ipotizzare nei confronti di Cosentino e dell’ex assessore regionale Ernesto Sica il reato di attentato contro un corpo dello Stato, in considerazione del ruolo istituzionale assunto da Caldoro. Quest’inchiesta è ancora nella fase preliminare, i pm hanno chiesto una proroga delle indagini.

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