L’indecoroso spettacolo che i sindaci e gli amministratori dell’agro continuano a mettere in scena è riluttante, rapportato soprattutto alla drammaticità della situazione e della tensione sociale che il territorio vive. Mentre i medici in consulto, studiano il malato muore dopo una lunga agonia. Il mero interesse dei rappresentanti istituzionali solo al valzer delle poltrone ed alla gestione, spesso clientelare, degli stessi ha cancellato con un colpo di spugna tutti i benefici che questi avevano apportato al territorio. Eppure la programmazione negoziata aveva consentito ad un’area, quella a nord di Salerno di sopravvivere di luce propria, emergendo ,come nel caso del piano di zona s1, rispetto ad altre aree della provincia. La gestione in comune dei servizi alla persona, gestiti aveva consentito di superare quel gap economico ed infrastrutturale. Oggi tutto si è fermato, vanificato. Ed a farne le spese sono stati ovviamente gli utenti: minori a rischio, diversamente abili, senza lavoro, per non parlare di quelli che stavano seguendo programmi di recupero sociale. Tutti catapultati in un tunnel per il momento senza uscita, tutti abbandonati al loro destino. Dietro l’alibi dei tagli alle risorse economiche i servizi sociali oggi non garantiscono piu’ neanche l’essenzialità. E cosi’ per tanti la quotidianità diventa difficile, a volte drammatica come nel caso della mamma ridotta in fin di vita e deceduta ieri pomeriggio in un letto d’ospedale all’Umberto I di Nocera e come lei la tante persone abbandonate al loro destino, che dignitosamente cercano di andare avanti. Chi sa quale fetta della popolazione vive in condizioni precarie e difficili? Chi vuole saperlo? Chi è chiamato a saperlo? Chi sta pensando ad aiutarli?chi sta pensando a come riprendersi quelle risorse economiche fondamentali per offrire servizi ai cittadini?. Interrogativi che giriamo a chi oggi dovrebbe ritrovare quel senso di responsabilità per il quale i cittadini hanno demandato. Da mesi i sindaci, i rappresentanti dell’amministrazione provinciale, discutono sul futuro, su cosa farne degli strumenti messi in campo nell’era della concertazione . E da mesi si discute se ridurre ad un unico soggetto i tre ancora in vita : patto territoriale, piano di zona ed agroinvest o se metterli in liquidazione o se ancora costituire un nuovo organismo che operi per una programmazione in comune di settori strategici. Ed è qui che la discussione si è arenata mentre l’agro precipita a picco, senza che nessuno si occupi di mettere in campo linee di indirizzo per rilanciare un’azione di governo di un territorio dalle potenzialità enormi e mai sfruttate. Anche il richiamo/ appello lanciato ieri dal presidente dell’autorità portuale, uomo dell’agro, Andrea Annunziata, a pensare di rilanciare l’economia supportando una delle poche aziende che non ha conosciuto crisi in provincia di Salerno, quella portuale, cadrà nel vuoto se i nostri amministratori continueranno su questa scia. Il porto di Salerno che continua a ricevere commesse con spazi che diventano sempre piu’ insufficienti e che dovrebbe essere supportato dall’entroterra sia per la logistica ma anche dalla nascita di una realtà industriale che potrebbe beneficiare dei traffici portuali. Anche qui occorrerebbe un disegno di sviluppo territoriale di una regia che non c’è ma che non viene neanche immaginata. E cosi la inoccupazione cresce, le fasce di povertà si allargano a vista d’occhio, il disagio sociale aumenta vertiginosamente e tutti politici, burocrati, amministratori stanno a guardare, ancora poco propensi a prendere atto che la musica è cambiata, che il vecchio modo di gestire la cosa pubblica non è piu’ perseguibile e che i cittadini non sono piu’ disposti a sopportare.
Aurora Torre, Direttore Responsabile Telenuova