Il Sindaco Manlio Torquato – appresa la decisione dei vertici dell’ASL Salerno di interrompere la collaborazione/convenzionetra le Unità Operative Ospedaliere dell’ambito territoriale dell’ex ASL SA1 e la struttura privata polidiagnostica, fino ad ora erogante prestazioni di radioterapia oncologica – ha ritenuto opportuno intervenire sulla questione, indirizzando agli stessi vertici dell’ASL una missiva, con la quale ha espresso le proprie preoccupazioni sulla vicenda. La struttura in questione è dotata di strumentazione particolarmente efficiente ai fini delle terapie, quale un “acceleratore lineare” con possibilità di esecuzione di “terapie speciali complesse” come radioterapia ad intensità modulata. Trattamenti, questi, praticati nei centri oncologici d’avanguardia. Tali realtà, purtroppo, sono presenti in prevalenza al Nord Italia (35), cui segue il Centro (15) e in ultimo il Sud e le Isole (7) (fonte dati: Documento Tecnico Piano Sanitario Oncologico Nazionale 2011 – 2013). Il numero di prestazioni che la sezione di radioterapia del “centro collaborante” esegue all’anno è pari a circa 480 trattamenti, eseguiti con un solo acceleratore, da raffrontare alle 560 prestazioni eseguite al Ruggi D’Aragona con due acceleratori. Il centro – autorizzato per l’esecuzione di trattamenti Radioterapici ma non convenzionata con il Sistema Sanitario Nazionale  per questa tipologia di prestazioni – grazie ad un’opportuna valutazione fatta dalle pregresse Amministrazioni dell’ASL, era parte, dall’anno 2002, di una collaborazione/convenzione per la cura dei pazienti oncologici. Aspetto fondamentale di tale convenzione resta l’inserimento dei pazienti nei percorsi diagnostico-terapeutici completi, grazie proprio alla funzione “vicariante” della struttura privata a fronte dell’assenza presso le Sedi Ospedaliere dell’Agro e presso il Nuovo Polo Oncologico di un servizio di radioterapia. Servizio, questo, assolutamente indispensabile per poter completare tali trattamenti oncologici, essendo la radioterapia un pilastro delle cure oncologiche insieme alla chirurgia  ed all’oncologia clinica. Questo tipo di collaborazione clinica è in linea, peraltro, con le raccomandazioni previste dal Piano Oncologico Nazionale che prevede una tipologia di approccio di tipo multidisciplinare e professionale capace di scegliere la migliore cura in tempi ragionevoli e finalizzata anche alla riduzione dei ricoveri impropri per razionalizzare l’occupazione dei posti letto ospedalieri. “Tale situazione, fino a ieri mantenuta – sottolinea il Sindaco Manlio Torquato nella propria missiva all’ASL – oggettivamentecontribuiva alla diminuzione della migrazione della popolazione residente nell’Agro presso altre realtà, in particolare extra-regionali, come previsto ed auspicato dallo stesso piano sanitario regionale. L’obbiettivo da perseguire – prima di decidere in base ad altro tipo di valutazioni – dovrebbe essere quello di poter fornire ai pazienti oncologici residenti nel nostro territorio gli stessi diritti assistenziali assicurati ai cittadini residenti in altre parti d’Italia. Solo riducendo migrazioni inutili e garantendo la qualità e l’accessibilità dell’assistenza medica specialistica, si tutelano tutte la possibilità di cura del malato oncologico dell’Agro. Ma se la logica sarebbe naturalmente quella di tutelare il diritto alla cura di tutti i cittadini, non si capisce perché (senza un’ apparente ragione concreta) si è deciso di interrompe un percorso che è da considerarsi oltre che virtuoso, anche altamente professionale e rispondente ai bisogni di tutela e garanzia degli ammalati di cancro”.

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