"Ci risiamo. Ancora una volta ci tocca intervenire su dichiarazioni estemporanee del presidente Caldoro, in questo caso su una materia particolarmente sensibile come il riassetto del sistema sanitario campano". E’ quanto sostengono, in un nota, la Cgil e la Funzione Pubblica Cgil della Campania. "Diciamo al presidente – precisa la nota – che certo è legittimo coltivare sogni ed è condivisibile quello – la Cgil lo ha indicato da almeno venti anni – di una delocalizzazione-riconversione del policlinico di piazza Miraglia. Ma chiediamo al presidente Caldoro di accompagnare questa proposta indicando – visto che in questi anni neanche la sua amministrazione ha prodotto una inversione di tendenza – come si intende aggredire e spezzare resistenze ed interessi di parte che fino ad oggi hanno impedito quel percorso. Ricordiamo che il cantiere del futuribile ospedale di Caserta, che avrebbe avrebbe dovuto assorbire parte delle funzioni del Vecchio Policlinico, è fermo da anni, con costi straordinari che pesano sulla collettività, né si intravede la strada di una ripresa dei lavori". "L’ipotesi di ‘un Policlinico unico in un quartiere dove non si investe’ citando le parole del Presidente, meriterebbe – precisa la responsabile per le politiche socio-sanitarie della Cgil Campania, Teresa Granato – più di un annuncio ad effetto da lanciare a mezzo stampa. E’ tema che investe direttamente l’annosa questione dell’edilizia ospedaliera in Campania, tema che richiede ancora oggi una riflessione. L’assenza di una seria programmazione sanitaria che collochi i Policlinici universitari dentro un sistema integrato ha prodotto infatti guasti che sono sotto i nostri occhi. Ricordiamo al presidente Caldoro oltre al caso di Caserta, la deleteria vaghezza sui destini di Salerno". "E’ il caso – secondo il segretario generale della Funzione Pubblica Cgil regionale, Antonio Crispi – anche della cittadella universitaria di Cappella Cangiani a Napoli, esemplare di quanto aver rinunciato ieri e continuando ad abdicare oggi ad un ruolo pubblico di indirizzo e governo dell’integrazione di quella realtà nella rete del sistema sanitario regionale (in particolare ci riferiamo alla rete dell’emergenza) provochi intollerabili sovraccarichi di lavoro per gli operatori del comparto (il caso Cardarelli docet) e insostenibili disservizi per i cittadini della nostra regione". "Alcune esperienze di eccellenza, nella città di Napoli, come quella del Monaldi, sono – secondo Teresa Granato – a conforto della nostra impostazione. Pensiamo perciò che sia più utile, su un tema di interesse generale, un vero bene pubblico come la salute, che questo non sia requisito da pochi decisori, pur se istituzionalmente rilevanti. Le condizioni del sistema sanitario in Campania ci dicono che decisioni improvvisate o calate dall’alto (come quelle conseguenti ad un disastroso regime commissariale) hanno messo in ginocchio il nostro sistema sanitario". "Stiamo parlando di un tema – conclude la Cgil – che nel cosiddetto Contratto Campania noi incorporiamo come importante settore economico anticiclico, fattore e vettore di sviluppo e crescita nella crisi verticale della nostra regione. Ci domandiamo, ancora una volta, quel Contratto Campania, sottoscritto con le parti sociali, vale ancora? Evitiamo dunque scorciatoie che ci sembrano di corto respiro ed assolutamente inadeguati alla durezza e gravità della fase. Il presidente della Regione rifletta su quanto potrà essere più utile, anche su questi temi, onorare l’impegno preso con le forze sociali".