Le hanno dovuto togliere uno dei seni, devastato dal cancro. Ma lei – la paziente – č uscita dalla sala operatoria con una protesi che le consentirŕ di vivere nella moralitŕ, senza sentirsi affatto mutilata.
All’ospedale di Sarno un delicato e complesso intervento chirurgico al seno con una tecnica che ha consentito un impianto protesico nell’immediato tempo post-demolitivo. Si č trattato di un unico intervento chirurgico nel quale alla fase demolitiva, finalizzata all’asportazione del tumore, ha fatto subito seguito quella ricostruttiva.
L’equipe chirurgica guidata dal prof. Giancarlo Ionta č intervenuta su una giovane paziente affetta da “adenocarcinoma intraduttale, infiltrante e multifocale…”, una patologia impegnativa ed aggressiva della mammella nella quale un cancro aveva invaso l’intera ghiandola mammaria. Si era resa pertanto necessaria l’asportazione completa e totalizzata della mammella, senza poter salvare il complesso areola-capezzolo. E’stata quindi eseguita una mastectomia radicale modificata, bilaterale, con risparmio dei muscoli, per via sottocutanea, con accesso peri-areolare e con risparmio cutaneo (“skin sparing”). Nel corso dello stesso intervento, poi, č stata eseguita la “ricostruzione” della ghiandola, cosě da consentire alla paziente di uscire dalla sala operatoria avendo la consapevolezza di essersi liberata del cancro e di aver conservato un aspetto esteriore confortevole e gradevole. Una tecnica adottata nel rispetto degli orientamenti dei prof.ri Veronesi e Gabka, diffusamente condivisi dalla comunitŕ scientifica.
Successivamente si potrŕ procedere anche al riconfezionamento del complesso areola-capezzolo per un totale recupero immaginifico senologico.
“Questo ottimo esempio di chirurgia oncoplastica – ha spiegato il prof. Giancarlo Ionta – si concretizza nella ricostruzione plastica della mammella ed č ben lontana da quella fortemente voluttuaria estetica della stessa ghiandola. Essa, in maniera decisamente considerevole, aiuta la paziente affetta da patologia tumorale ad accettare e superare l’importante impatto psicologico della “amputazione” della mammella, come avveniva nel passato, con il possibile sprofondamento in una marcata depressione personale e relazionale”.
Il prof. Ionta č specialista in Chirurgia Generale Oncologica dal 1981 ed in Chirurgia Plastica Estetica e Ricostruttiva dal 1989