I finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Agropoli, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Vallo della Lucania (SA) – Dott. Giancarlo Grippo – e dal Sostituto Procuratore – Dott. Alfredo Greco, hanno concluso le complesse indagini di p.g. condotte nell’ambito dell’Operazione “SCUOLE FANTASMA”, con l’esecuzione, in tutto il territorio nazionale, di un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di due fratelli, titolari di istituti scolastici paritari operanti a Laureana Cilento (SA) e Ceraso (SA), già sottoposti a sequestro nel 2012 dalle Fiamme Gialle, nonché dell’obbligo di firma per altri sette tra coordinatori didattici, assistenti amministrativi e “procacciatori ” di nuovi studenti provenienti da diverse Regioni d’Italia.
Il provvedimento cautelare è stato emesso nell’ambito di un’indagine che ha portato alla luce le attività criminali di un sodalizio delinquenziale capeggiato dai due fratelli, amministratori della società titolare delle parità scolastiche rilasciate dall’Ufficio Scolastico Regionale di Napoli per l’esercizio di Istituti per geometri e ragionieri, dedito alla commissione di plurimi reati di associazione per delinquere, interruzione di pubblico servizio, truffa ai danni dello Stato e falso continuato.
Le capillari investigazioni condotte dai militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Agropoli (SA), che nel 2012 avevano già portato alla chiusura dei due “diplomifici”, hanno successivamente consentito di accertare il complesso di reiterati e gravissimi reati contro la pubblica amministrazione, consumati presso gli Istituti scolastici da parte delle 132 persone denunciate, tra cui i due titolari, nonché coordinatori didattici, docenti, assistenti amministrativi, studenti ed ulteriori soggetti, operanti su tutto il territorio nazionale, i quali provvedevano, come “collettori”, ad arruolare nuovi iscritti – tra cui insospettabili impiegati, ma anche giovani calciatori ed attori – che, in cambio di somme comprese tra i 2.500 ed i 5.000 Euro, riuscivano ad ottenere un diploma da geometra o ragioniere senza frequentare le lezioni presso istituti scolastici isolati in piccoli paesi dell’entroterra cilentano.
Le indagini hanno subito un’accelerazione dopo che, nel mese di marzo 2012, i Finanzieri hanno fatto irruzione nelle sedi scolastiche di Laureana e Ceraso, constatando che le 18 classi erano totalmente deserte e che le assenze degli alunni non erano state annotate sui registri di classe.
Il successivo esame della ingente documentazione sequestrata presso le scuole e l’audizione di centinaia di studenti e docenti hanno fatto emergere l’esistenza di un organizzato sodalizio delinquenziale, nel quale ai coordinatori didattici, ai docenti ed agli assistenti di segreteria erano affidati specifici compiti, con l’obiettivo di simulare sistematicamente il corretto svolgimento delle lezioni, nonostante le stesse non si tenessero in quanto gran parte degli iscritti, che avevano falsamente attestato di risiedere presso indirizzi di comodo nella Provincia di Salerno, in realtà risultavano residenti ed impiegati in altre regioni, tra cui Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli, Emilia Romagna, Lazio, Calabria, Puglia e Basilicata.
Il complesso meccanismo truffaldino adottato prevedeva:
– il sistematico utilizzo da parte dei docenti di “penne cancellabili” per l’annotazione delle assenze e delle lezioni sui registri di classe, in modo tale da poter successivamente consentire l’“aggiustamento” delle registrazioni in segreteria, per evitare che gli studenti superassero il tetto massimo di assenze per essere ammessi alle classi successive, ovvero agli esami di Stato finali;
– l’invio delle tracce relative alle prove di verifica programmate tramite il servizio postale agli studenti fuori sede;
– la sistematica falsificazione dei certificati di idoneità al quinto anno degli studenti, che venivano successivamente ammessi agli esami di Stato in assenza dei previsti requisiti;
– la fittizia iscrizione di numerosi alunni alle classi intermedie, che sono risultati effettivamente ignari della loro “partecipazione” quotidiana alle lezioni, necessaria per dimostrare il completamento dei corsi di studi presso gli istituti paritari.
Addirittura, dall’incrocio dei dati è emerso che tra gli studenti falsamente iscritti al corso di scuola superiore vi era una persona che aveva conseguito solo la licenza elementare.
Inoltre, dalle innumerevoli audizioni è emersa:
– la falsificazione di certificati di servizio rilasciati al personale amministrativo in cambio della somma di euro 5.000,00 per attestare la fittizia prestazione del servizio per 4 anni scolastici, idonea per l’illegittima attribuzione di punteggio per l’immissione in ruolo nelle scuole pubbliche;
– la mancata corresponsione degli stipendi ai docenti, che accettavano di firmare le buste paga pur non percependo alcun compenso, al fine di poter conseguire il punteggio per l’inserimento nelle graduatorie.
Le otto verifiche fiscali eseguite parallelamente allo svolgimento delle indagini di p.g. nei confronti dei titolari delle scuole e delle numerose società ai medesimi riconducibili – anche mediante l’esecuzione di articolate indagini finanziarie – hanno consentito di quantificare gli ingenti proventi conseguiti da questa vera e propria “industria del falso” organizzata dai due fratelli, con l’emersione di oltre 5 milioni di euro sottratti a tassazione ai fini delle imposte dirette e 3,3 milioni ai fini I.R.A.P., nonché 730.000 Euro di ritenute sulle retribuzioni evase nel periodo 2004-2012.
Dal complesso di accertamenti eseguiti è emerso che alla fine del 2012 il mancato versamento delle imposte, nonché dei contributi previdenziali ed assistenziali sulle retribuzioni dei dipendenti, aveva generato un debito nei confronti dell’Erario pari a 5,7 milioni di Euro, già affidato alla riscossione di Equitalia, che ha peraltro portato alla dichiarazione di fallimento – richiesto d’ufficio dalla Procura di Vallo della Lucania (SA) e sentenziato dal locale Tribunale – di due delle tre società riconducibili ai due fratelli, titolari di parità scolastica concessa dall’Ufficio Scolastico Regionale.
Le ulteriori indagini patrimoniali condotte dalle Fiamme Gialle di Agropoli (SA) hanno infine permesso di individuare il complesso di beni immobili, automezzi, motoveicoli e disponibilità finanziarie riconducibili ai due fratelli, qualificabili come “delinquenti abituali”, in ragione di plurimi precedenti di polizia per reati associativi e contro la pubblica amministrazione, gravi reati fiscali e di bancarotta fraudolenta, abusivismo edilizio, abusivo porto di armi, violazione delle prescrizioni di sorveglianza speciale, violazione agli obblighi di dimora e danneggiamento.
L’emersione di una evidente “sproporzione” tra i redditi dichiarati ed il patrimonio accumulato per effetto delle attività illecite investigate, valorizzato in oltre 6,6 milioni di Euro, ha permesso alla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania (SA) di richiedere al Tribunale di Salerno l’emissione nei confronti dei due fratelli di una misura di prevenzione patrimoniale, eseguita dalle Fiamme Gialle di Agropoli, che ha portato al sequestro di 59 unità immobiliari conferite in un fondo patrimoniale alla fine del 2012 per tentare di “proteggerle” dai sequestri, ubicate ad Agropoli, Laureana, Torchiara e Ceraso, tra cui n. 3 ville di pregio con piscina e numerosi appartamenti, 5 veicoli e disponibilità finanziarie per ben 1,7 milioni di Euro depositate sui conti oppure investiti in polizze assicurative, di cui 240.000 Euro posti a garanzia per l’acquisto in leasing, al prezzo di 2,5 milioni di Euro, di un noto albergo di Agropoli, attualmente in ristrutturazione, che ospita un istituto alberghiero paritario parimenti gestito dai due fratelli.
Da ultimo, le investigazioni condotte dalle Fiamme Gialle, su delega della Procura della Repubblica di Vallo della Lucania (SA), sono state estese ad altri istituti scolastici paritari attualmente ancora operanti nel Cilento ed hanno fatto emergere in capo ai medesimi l’esistenza di ingenti ed ulteriori pendenze accumulate negli anni nei confronti dell’Erario e degli Istituti previdenziali.
Dalle nuove indagini è finora emerso che la mancata revoca della parità scolastica a tali istituti scolastici da parte del competente Ufficio Scolastico Regionale, che metterebbe fine, una volta per tutte, alle descritte attività in danno allo Stato, deriva dalla mancata vigenza di un obbligo di controllo periodico previsto ex lege in capo alle articolazioni regionali del Ministero dell’Istruzione per riscontrare in capo agli enti titolari di parità scolastica il rispetto degli obblighi fiscali e contributivi, a cui subordinare la conservazione della parità scolastica originariamente concessa.