La restituzione dell’area. Il risarcimento per l’illecita occupazione dal 1980 al 2001. Il ripristino dello stato dei luoghi (del soprasuolo arboreo e floreale con inalienabile risanamento del sottosuolo che, secondo alcuni sondaggi, risulterebbe inquinato da pericolosi elementi chimici). Il pagamento delle spese legali, con tanto in interessi e rivalutazione monetaria. Stangata sul comune di Nocera Inferiore Per il parcheggio di Via Canale è arrivata la sentenza del Consiglio di Stato. Dopo un braccio di ferro trentennale, gli eredi Russo-De Francesco, proprietari dello spazio su cui insiste la più fruttuosa  area di sosta gestita dalla Nocera Multiservizi. Iinappellabile la sentenza del  Consiglio di Stato che mette la parola fine la vicenda di via Canale. Ed ipoteca seriamente il destino economico dell’ente. Il Comune di Nocera Inferiore, infatti, dovrebbe – la cifra è ancora da quantizzare con precisione – trovarsi a dover sborsare qualcosa come nove o dieci milioni di euro.
E’ datata 2 ottobre la sentenza del  Consiglio di Stato che, di fatto, rigetta l’atto di impugnazione del Comune, i cui interessi erano affidati ai legali Federico Tedeschini e Filippo Castaldi,  avverso la sentenza del Tar Campania del 13 luglio del 2009 con cui i Russo-de Framcesco avevano incassato l’ennesima vittoria. Quella sentenza,  infatti, accoglieva i ricorsi riuniti proposti da Lorenzo Russo, Vincenzo De Francesco e Maria Ferdinando De Francesco, in merito all’istanza di risarcimento del danno da occupazione illegittima di suolo, interessi e ripristino dello stato dei luoghi.

Fu in seguito al terremoto del 1980 che il Comune di Nocera Inferiore requisì l’area di Via Canale, con successivo atto di espropriazione, per allestirvi un campo di prefabbricati leggeri. Un primo pronunciamento del Consiglio di Stato c’era già stato il 27 aprile del 1999:  allora, confermando la
sentenza del Tar Campania del 15 maggio 1998, aveva ordinato la restituzione dell’area e il risarcimento dei danni ai proprietari. Nel 2001 i Russo-De Francesco riuscirono a rientrare in possesso della loro proprietà, dopo che il Comune, non avendo mai considerato l’ordine di restituirla, l’aveva affidata ad un’Associazione temporanea di imprese per la creazione di un
parcheggio auto. Due anni dopo, una concessione temporanea all’amministrazione guidata dal sindaco Antonio Romano. Avrebbe dovuto avere una durata di sei mesi. Va avanti a tutt’oggi. Senza che il canone di poco più di mille euro mensili sia stato versato se non poche volte all’inizio. Nonostante ciò i Russo-De Francesco avevano dato finanche il permesso di passaggio temporaneo alle imprese impegnate nella realizzazione del Diana. Proseguendo – in parallelo – la loro battaglia legale. Nel 2009 il Tar accoglie nuovamente le loro istanze. Ma il Comune non ci sta e fa ricorso in appello. Risultando, però, agli occhi del  Consiglio di Stato totalmente soccombente. D’altra parte, è negli archivi l’ammissione pubblica – nel 1995 – dell’avvocato Castaldi che, in consiglio comunale, in veste di difensore del Comune relativamente alle  questioni “requisizione” ed “esproprio” dell’area di Via Canale, secondo cui <<il Comune non ha mai restituito l’area, la possiede ma non la detiene>>.

Patrizia Sereno

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