Stop alle convenzioni sanitarie nei centri privati. Ma anche stavolta non mancano le polemiche. In particolare rispetto alla tempistica della comunicazione da parte della regione campania. quest’ultima ha di fatto inviato soltanto ieri, 10 agosto, la nota con la quale già dallo scorso 20 luglio venivano bloccate le prestazioni in convenzione. “dal 20 luglio e fino a ieri però noi abbiamo pagato regolarmente i professionisti che effettuano la propria attività nei nostri centri, così come abbiamo accettato le ricette dei pazienti, ignari di quanto comunicatoci in ritardo”. Monta dunque la rabbia dei titolari dei centri privati che fino al prossimo gennaio non potranno più fornire il servizio se non previo il pagamento completo. Il budget è esaurito hanno riferito da palazzo santa lucia. Per l’assistenza convenzionata se ne riparlerà dal nuovo anno. È la solita storia, ma non è piaciuta agli operatori della sanità privata il modo con cui è stata effettuata, e cioè in modo tardivo e anomalo, la comunicazione. Da tempo gli operatori dei centri privati della sanità salernitana lamentano una disorganizzazione nell’affrontare il problema budget, insomma c’è una mancanza totale di conoscenza della materia economica rispetto a quanto invece è utile per effettuare le prestazioni ai poveri utenti. Perché non viene definito un tetto di spesa preciso, quantificando le necessità per ogni provincia? Il problema è acuito dal fatto che la sanità pubblica funziona spesso male e con ritardi colossale per effettuare un accertamento specifico. Ecco perché il blocco delle convenzioni renderà la vita complicatissima ai salernitani. “alle belle chiacchiere ed ai proclami del governatore de luca, non corrispondono i fatti. Parole, parole, parole, ma intanto la situazione è sempre la stessa” dicevano alcuni pazienti di un centro specializzato cardiologico nella giornata di ieri. E va aggiunto che la situazione invece di migliorare è peggiorata rispetto all’anno scorso, quando il blocco delle prestazioni in convenzione arrivò a fine ottobre, stavolta ci si è anticipati di qualche mese. e qualcuno ha detto con voce affranta: “siamo finiti dalla padella nella brace”.