Sconcerto ed amarezza. Non ci sono parole per descrivere lo spettacolo che si presenta a Longola, nel tratto di fiume che attraversa il Parco Archeologico Naturalistico tra Poggiomarino, Sarno e Striano a qualche chilometro da Pompei. Quello che dovrebbe essere un patrimonio da preservare e valorizzare č invece una vera e propria discarica a cielo aperto. Il Fiume Sarno, si sa, č purtroppo considerato uno dei piů inquinati del mondo. E di certo non č solo il problema degli scarichi abusivi a mettere ulteriormente in ginocchio la salute delle acque, ormai giŕ precaria. Vandali e criminali ambientali hanno trovato terreno fertile in quella che una volta doveva essere una oasi nascosta dalla vegetazione. Una particolaritŕ che invece ha attirato cittadini che non hanno alcun rispetto per la terra in cui vivono. Bottiglie, flaconi, buste. C’č quasi piů plastica che acqua.  Il sito, databile nella fase avanzata della media Etŕ del Bronzo (XV-XIII sec. a.C.), č attribuito al popolo dei Sarrasti. Ed č stato definito dagli archeologi una “Venezia di 3500 anni fa”.

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