ll Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), non è un semplice aiuto dell’Unione Europea all’Italia.
Sull’astronomica cifra di circa 200 miliardi di euro, i due terzi sono prestiti che l’Italia dovrà restituire, ma ad oggi non si conosce il tasso di interesse che sarà applicato.
Su questo punto dolente non c’è completa trasparenza, perché non è dato conoscere i dettagli dei costi, forse le generazioni future dovranno vendere, a qualche fondo di investimento internazionale, i nostri beni artistici, tipo il Colosseo, gli scavi archeologici di Pompei, etc o, come sempre più spesso accade, qualche bellezza naturale (isola e non solo), per restituire il debito contratto.
In questa frenesia pandemica collettiva, fatta di cifre gigantesche, l’agro sotto la costante direzione del potere regionale, attraverso la cabina di regia del Masterplan – cabina che diventa gabbia decisionale – investirà sul territorio, con l’apparente democratica partecipazione dei tredici comuni, la cui unità di intenti è semplice utopia, per opere che verranno pagate dai cittadini, ma per la cui scelta, allo stato, non è dato sapere nulla.
Tra le prospettive del Masterplan vi è un punto importante: “il recupero e la nuova funzionalizzazione delle reti per il trasporto, nell’ottica di una valorizzazione delle aree ZES (zona economica speciale)”, che potrebbe calzare a pennello per il Retroporto o Interporto.
Ed ecco che in questa calura estiva, invece di lanciare un segnale concreto sul potenziamento delle infrastrutture, sui trasporti, sui livelli assistenziali sanitari, sempre più protesi verso l’inesorabile privatizzazione, arriva puntuale un Treno, ad alta velocità, per Pompei, che causa rete ferroviaria non adeguata, ci impiega 50 minuti per arrivare da Roma ad Afragola e altri 60 minuti da Afragola a Pompei, previsto originariamente per una volta al mese, ora sembrerebbe per una volta a settimana, con turisti che volendo partire da Roma dovranno ben sincronizzare il proprio tempo, le proprie ferie!!
Allora è proprio vero che, con molta probabilità, l’evento ha tradito le aspettative ingenerate da chi voleva dimostrare di aver migliorato o addirittura inaugurato il collegamento diretto tra Roma e gli scavi di Pompei, sottacendo l’obbligatoria sosta nella ridente Afrogola.
Tutto retrocede rispetto alla necessità di dover fare e adeguare le opere strutturali, così come non è dato comprendere come si possa pensare di localizzare il Retroporto, geneticamente impattante, in un’area, l’Agro Nocerino Sarnese, dove, in particolare per le due Nocera, trova ancora applicazione il piano paesaggistico del PUT (legge regionale 35/87), con tutti i vincoli che ne discendono.
Dunque in un territorio assoggettato al vincolo paesaggistico della costiera amalfitana sorrentina, con il volere politico, si riesce finanche a tollerare piramidi di container, con un cono ottico evidentemente assai versatile, visto che riesce ad eludere un impatto visivo non gradevole, senza parlare delle ulteriori conseguenze che una siffatta scelta determina sul territorio, con vantaggi inesistenti, ma remunerativi per i soliti pochi, che acconsentiranno alla realizzazione del ripostiglio per Salerno.
Anche questo è un mistero dei tempi nostri. Anche stavolta si caldeggiano le stesse promesse da marinaio come quella fatta per consentire lo spostamento della barriera autostradale, da Salerno a Nocera, che avrebbe dovuto comportare, ma così non è stato, il pedaggio gratuito per gli utenti dell’agro nocerino sarnese.
Questa è la storia degli ultimi trentanni del territorio di Salerno Nord sempre più servente rispetto alla Salerno centrale.
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