Suini di provenienza ignota e detenuti illegalmente, la lotta alla pesta suina passa anche per la lotta all’abusivismo. Controlli in atto nella zona infetta. Diversi i suini abusivi trovati
I Servizi veterinari regionali e locali e i Carabinieri della Forestale stanno intensificando i controlli sugli allevamenti suinicoli commerciali e familiari di provenienza ignota e detenuti illegalmente. In pochi giorni, all’interno della zona infetta, che racchiude 17 Comuni del Vallo di Diano e del Cilento, sono stati sequestrati e abbattuti 16 suini che non risultavano tracciabili. Per ogni suino detenuto illegalmente, la legge prevede una multa base di 3.000 euro.
La lotta alla peste suina prevede, da settimane, l’individuazione delle carcasse di cinghiali, il depopolamento e macellazione dei cinghiali, la macellazione dei suini nella zona infetta, presenti negli allevamenti commerciali e di quelli a conduzione familiare registrati. La macellazione è necessaria per evitare che il virus possa attecchire e diffondersi.
Tuttavia, sta emergendo un altro fenomeno, la presenza nella zona infetta di suini non tracciabili. Se gli animali sono di provenienza ignota e detenuti illegalmente, secondo il decreto legislativo 134, sono previste dure sanzioni per i proprietari (3.000 euro di multa per ogni capo), nonché l’abbattimento del suino e il sequestro sanitario. Ad oggi i suini trovati senza identificazione sono 16, ma nelle prossime settimane le attività di controllo continueranno senza sosta.
Alla base della lotta alla peste suina c’è la tracciabilità degli animali. La mancata tracciabilità arreca grave rischio per la diffusione ed espansione della malattia. La tracciabilità, insieme alle norme di biosicurezza degli allevamenti, è determinante anche per le fasi successive all’eradicazione della malattia, per poter controllare e mettere in salvo il patrimonio zootecnico suinicolo.