Il territorio del compromesso.
Una volta, credo negli anni 70/80, quando si parlava del territorio della Valle del Sarno, lo si considerava quasi un capoluogo di provincia, la provincia che non c’era “l’Agro Nocerino Sarnese”!
Ricordo anche che alcuni documentari della RAI, dell’epoca post terremoto, prendevano a modello di sviluppo l’Agro e le sue aziende, dall’industria conserviera a quella manifatturiera, dal settore primario al terziario.
Negli ultimi anni, per tante vicissitudini, l’Agro ha inesorabilmente subìto il declino culturale, professionale, economico e gestionale.
L’attenzione non deve essere rivolta solo alla politica ed alle notizie che non ci sono le quali, come bombe a grappolo, martellano il territorio, sempre più somigliante a una fabbrica di “raccontaballe”, in cui personaggi impegnati nelle tante celebrazioni pseudo “eucaristiche” dell’imperante personalismo, sono “oratori” di prima mano che ripetono, come un disco incantato, sempre le stesse cose “faremo, programmeremo, siamo pronti, abbiamo appaltato, abbiamo affidato”. L’attenzione deve essere rivolta concretamente alla collettività, bisogna smettere di credere e sperare che la collettività sia mediocre e inconsapevole della realtà in cui vive, tanto da pensare di essere su un’isola felice, isola che non c’è e non può esserci per i tanti compromessi e le tante speculazioni, non solo socioculturali ma proprio di materiale svendita del territorio, questo sempre al solo scambio con l’effimera visibilità soggettiva, agli antipodi con gli interessi pubblici.
Il peccato più grande dell’Agro Nocerino Sarnese è rappresentato dal populismo spicciolo che imperversa in ogni angolo di questa terra; a chi vi abita non resta che ricordare, con rammarico e nostalgia, la grande storia del passato, ciò che poteva essere e non è stato.

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