Nella Valle del Sarno si assiste costantemente ad un fenomeno “indecifrabile”, per certi versi “ingiustificabile”: la nascita di un nuovo clericalismo di tipo strettamente temporale, innanzi al quale retrocedono, giorno dopo giorno, le esigenze dei nuovi indigenti, che assume come visione programmatica quella di restare indifferente rispetto agli scenari nostrani, saldamente ancorandosi agli attori politici locali che, con costante devozione, si mostrano altrettanto indifferenti e comunque si nascondono dietro ai loro “cliché” di essere impossibilitati a tutto.
È il caso, ad esempio, di chi dovrebbe essere presente, per tutelare la Sanità Ospedaliera ma in realtà è praticamente assente; questa situazione è ormai intollerabile: la sanità, con gli sprechi e l’assenteismo che la caratterizzano, ha toccato il massimo livello di declino.
La postdemocrazia non consente al cittadino di poter scegliere il proprio rappresentante da delegare al Parlamento Europeo o al Parlamento Nazionale, figuriamoci al Parlamento Regionale.
Non esiste più alcuna forma di “carrierismo politico”, perché nel concetto di nuova oligarchia politica, l’obbedienza dei rappresentanti locali non porterà i medesimi ad alcun salto in avanti, difatti terminata l’esperienza amministrativa locale – tanti sono gli esempi – si ritornerà nell’anonimato dei sottoboschi della politica nostrana.
L’atteggiamento, dunque, dell’obbedienza e del silenzio è indifferente rispetto al “carrierismo politico” e contrario agli interessi della collettività.
Viene ogni giorno, come emergenza nella emergenza, sistematicamente obliterato il diritto di ammalarsi.
Un primo segnale di svolta potrebbe essere quello di imporre ai dirigenti delle varie strutture ospedaliere dell’Agro di sospendere le prestazioni intramoenia, prestazioni che ormai sono fuori controllo, perché l’attività libero professionale intramoenia dei medici che lavorano negli ospedali “subdolo processo di privatizzazione della sanità” sottrae energia e orario di lavoro allo smaltimento delle liste di attesa istituzionali, condizionando il cittadino, in un regime palesemente discriminatorio, ad una scelta quasi obbligata “se paghi salti la fila della lista di attesa istituzionale”.
Lo squilibrio tra lunghe liste di attesa per attività istituzionali e quella intramoenia è uno squilibrio che palesa lo sviamento della funzionalità della legge, il cittadino un po’ alla volta, per la sanità pubblica, è diventato un mero consumatore privato, sotto gli occhi di tutti e nel silenzio di tutti.
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