Le regole del calcio mercato! Il pensiero dell’avv. Alfonso Esposito.
La crisi dei partiti e lo svilimento dell’associazionismo sono rivelatori di una nuova epoca della politica, che mira ormai unicamente al procacciamento dei voti.
Come era prevedibile, in concomitanza con le prossime scadenze elettorali, si č dato il via libera agli “acquisti”.
I partiti ormai non sono piů esistenti.
In tempi remotissimi, nei partiti vi era la scuola di formazione delle future leve, ma erano i tempi del sopito conflitto catto-comunista, dove un ruolo fondamentale lo aveva lo scudo crociato, sovvenzionato, in tutti i sensi, dall’atlantismo americano.
I Consiglieri Comunali, tutti senza alcuna distinzione di colore e/o di fazione, come nel mercato calcistico, non appena intravedono un’offerta migliore, sono pronti a cambiare casacca, senza fare alcuna valutazione degli interessi che dovrebbero rappresentare.
Il voto dei cittadini non consente di poter scegliere il proprio rappresentante da inviare nei vari centri istituzionali, Europei, Nazionali, Regionali.
I soggetti “acquistati” dai partiti, Sindaci o Consiglieri che siano, nella consapevolezza che la casacca č ormai “mobile”, come una giostra che gira e che puň sempre, in qualsiasi istante, cambiare direzione, per mancanza di volontŕ o per contingente impossibilitŕ, non daranno e non riusciranno a dare l’apporto sperato agli stessi partiti arruolanti, in termini di consenso elettorale.
Questo arruolamento di singoli esponenti locali, oltre la convergenza del pensiero, ammesso che se ne possa rintracciare uno, si incrementa maggiormente con il distacco dalle vere problematiche, partendo dalla sanitŕ locale, vera punta di diamante dell’evidente “sconquasso” delle nostre realtŕ locali, fino ad arrivare alla gestione ordinaria, con l’inesistenza di un piano traffico, per i tanti, forse troppi, cantieri aperti contemporaneamente, che anziché rappresentare un esempio della “politica del fare”, sono veri monumenti dell’incapacitŕ gestionale di coordinamento.
Questo modo di operare non fa bene al territorio né rende in termini elettorali.
I Sindaci, consapevolmente ed inconsapevolmente, trasformati in burocrati dal consenso popolare – un esempio su tutti sono le funzioni dirigenziali che affidano ad emeriti sconosciuti dal e del territorio, attraverso il famigerato articolo 110 del DPR 267/2000 – non possono dare risposte immediate e concrete; non vi č alcuna logica di gestione programmatico-amministrativa, si va dove soffia il vento, procedendo a tentoni.
Purtroppo molto, a livello locale, sembra essere affidato all’improvvisazione, un esempio č il traffico caotico che imperversa, in lungo e in largo, nel territorio della Valle del Sarno, orfana di un piano traffico coordinato che consideri non solo i limiti territoriali comunali, stante la interconnessione tra i vari comuni, ma soprattutto gli stessi cantieri presenti, i quali si contraddistinguono, a loro volta, da una maestranza sottodimensionale, privi di un fattibile cronoprogramma, alternativo, di esecuzione notturna.
Certo una simile gestione incrementerebbe i costi dell’intervento, escluderla disvela che non si prendono in seria considerazione, perň, l’incidenza che l’imbottigliamento e gli scarichi hanno sull’ambiente e dunque il loro impatto sulla salute e la salubritŕ dell’aria che si respira.
Fattori che incidono anche sui costi sanitari che lievitano a causa dell’incremento di neoplasie e altre patologie, costi che si riversano come effetto a “cascata” sulla collettivitŕ.
La postdemocrazia ed il fenomeno dell’assenteismo, acceleratori della medesima patologia, ovvero la non rappresentativitŕ, restano insensibili ai nuovi metodi (veloci) di comunicazione e di arruolamento partitico, quest’ultimo poi sempre piů caratterizzato dall’assenza del criterio della meritocrazia.
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