«Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione» (Lc 22,15). La vita di Gesù è orientata al dono totale di sé. Questa è infatti l’essenza profonda della rivelazione: l’autocomunicazione di Dio in Gesù Cristo per opera dello Spirito Santo. L’amore «fino alla fine» si concretizza nella sua forma suprema e totalizzante: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,13).
Il vangelo della passione in Marco comincia con una donna che spreca (Marco 14,3-9). Dell’amore appassionato e purificatore di questa donna, dice San Gregorio Magno: «Ha bruciato perfettamente la ruggine del peccato perché arde intensamente nel fuoco dell’amore».
Dinanzi a questo spreco umano, abbiamo un altro spreco, quello divino. È Cristo che si versa ai nostri piedi, sulle nostre chiusure, incarnando la folle speranza di Dio che non si trattiene in sé, ma, si versa in abbondanza, profumo che sa di amore eterno, l’unico che riempie il nostro cuore.
Carissimi, la Pasqua si può così racchiudere in questi due atteggiamenti: un amore donato e un amore che sembra sprecato. La Pasqua chiede a ognuno di percepire quanto amore non si è stati capaci di donare, quante azioni non compiute, quanti passi non mossi, quante attenzioni non date, quanto amore risparmiato e sciupato.
La Pasqua è anche però il momento in cui Dio, nel Figlio, offre a noi tutti la possibilità di riscatto e liberazione, di speranza e fiducia, di ottimismo e progettualità.
La risurrezione del Crocifisso è come un seme gettato nell’oscurità della terra, che misteriosamente cresce e dà frutto. Davvero il Risorto è l’orizzonte necessario di tutto ciò che siamo e facciamo, il cuore di ogni realtà, il segno a favore dell’uomo, che non deve fermarsi di fronte a nessun ostacolo.
Il Risorto è presente nella nostra vita ogni volta che ripetiamo i suoi gesti, le sue parole, le sue azioni; ogni volta che viviamo gli atteggiamenti evangelici. La nostra esistenza quotidiana ha già i segni della risurrezione.
La luce di questo giorno ci renda lieti e forti nella speranza, ardenti nella carità, certi nella fede e fiduciosi nel futuro.
Vi benedico di cuore!
+ Orazio Soricelli, Arcivescovo