E’ tornata nel luogo per il quale fu pensata e per il quale fu realizzata. E’ tornata lì dove è giusto che stia, perché opera identitaria. Da ieri sera La Deposizione di Angelo Solimena si lascia accarezzare da sguardi appassionati e commossi – a partire da quelli dal giovane parroco, don Raffaele Ferrentino, nella Chiesa di San Matteo a Nocera Inferiore. Lì dove tutto era iniziato. Il dipinto era svanito nel nulla, trafugato da una mano criminale che aveva agito approfittando del terremoto del 1980 e dei suoi devastanti effetti.
Ieri è tornato nella chiesa di San Matteo il quadro di Angelo Solimena finito nelle Marche e ritrovato grazie alla passione, alla conoscenza profonda, all’occhio fino di un docente di lettere, Mario De Luise.
Se vai in gita scolastica a Urbino, tappa obbligata è il palazzo ducale. E il tour alla Galleria Nazionale. I ragazzi si guardano intorno. Quando ecco che il loro prof con la passione per l’arte resta folgorato davanti ad un’opera. Gli è troppo familiare per essere una copia. Ed è così che va in rete, accede a quel database che racconta di un milione e 300 mila opere rubate e la riconosce: è la deposizione di Angelo Solimena. Opera rubata dalla chiesa nocerina di San Matteo all’indomani del sisma che colpì, nel 1980, Campania e Basilicata.
L’emozione di un sospetto affina l’acume. L’occhio del cultore consente al prof De Luise di leggere la mano di Solimena. E di cogliere un dettaglio chiave: La Deposizione risulta essere è di proprietà privata.
Davanti agli occhi del docente che ha accompagnato i suoi alunni in gita una pagina strappata dal libro di storia dall’arte da 44 anni.
Mario De Luise si attiva immediatamente. Scatta il sequestro e partono gli accertamenti. Quelle analisi che consentono di appurare l’opera è stata restaurata e modificata nella parte superiore.
Mentre magistratura e carabinieri proseguono nel loro certosino lavoro di ricostruzione della filiera criminale Nocera Inferiore gioisce. Plaude, gioisce e riflette

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