Negli ultimi mesi, un’indagine condotta presso l’ospedale di Salerno ha rivelato una serie di irregolarità legate a interventi di chirurgia plastica eseguiti a spese del Servizio sanitario nazionale (Ssn), e destinati a pazienti che non rispondevano ai requisiti clinici richiesti per interventi gratuiti. L’inchiesta, che vede coinvolto il primario di chirurgia plastica Carmine Alfano, ha acceso un riflettore su una pratica che pare non solo diffusa, ma anche sistematicamente tollerata all’interno di alcune strutture pubbliche.

Mario Polichetti, rappresentante sindacale della Uil Fpl provinciale, esprime forti perplessità sul sistema di controllo e monitoraggio degli interventi. “Se esiste un ufficio specifico deputato al controllo delle Schede di dimissione ospedaliera (Sdo) e a verificare la documentazione sanitaria inviata, come è possibile che nessuno abbia notato o approfondito l’attività del chirurgo plastico?” si chiede Polichetti, alludendo ad una inefficienza o a una mancata vigilanza da parte degli organi preposti. “È lecito chiedersi se tutto il personale addetto ai controlli fosse in ferie, o se sia stato lasciato tutto alla discrezionalità di chi ricopre ruoli ispettivi a livello regionale”.

Il rappresentante sindacale mette in dubbio l’intero sistema di approvvigionamento e monitoraggio delle risorse ospedaliere. “L’anestesista e l’infermiere che hanno preso parte agli interventi erano presenti in sala operatoria? E il servizio di farmacia, con quale giustificativo ha acquistato queste protesi? L’intera catena di approvvigionamento è supervisionata in modo appropriato o è lasciata all’autonomia del singolo operatore?”, prosegue Polichetti, sollecitando verifiche sulle procedure interne che regolano l’utilizzo delle sale operatorie.

Alla luce dei fatti riportati, Polichetti evidenzia l’urgenza di ripensare il sistema di controllo nelle strutture pubbliche, affinché la gestione degli interventi chirurgici avvenga nel rispetto dei requisiti di trasparenza, garantendo l’appropriatezza delle prestazioni e impedendo abusi che gravano sui fondi del Servizio sanitario nazionale.

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