Un binomio interessante quello che unisce l’ingegnere siracusano Fabio Di Benedetto, trapiantato a Genova, e autore di “Nun c’è chiù nenti” (Liberodiscrivere), Premio Opera Prima “ “Presìdi del Libro” Maiori – ..incostieraamalfitana.it 2010”, e Fabrizio Failla, telecronista di RAI Sport, “voce” del calcio e della pallanuoto, alla sua prima esperienza letteraria, per la pubblicazione di “The Tiger” (Terra del sole edizioni). Il romanzo, presentato in anteprima dallo stesso Failla in occasione dell’edizione 2011 di “..incostieraamalfitana.it”, arriva ora in libreria.
Un racconto semplice ma avvincente che scorre in bilico tra passato e presente attraverso un’altalena di ricordi e di emozioni aventi come scenario di fondo i siciliani e la splendida cornice di Ortigia, la città antica di Siracusa. Maurizio Rubino diventa "campione″ per un insieme di circostanze che possono riguardare ciascuno di noi. Maurizio non è dunque un eroe, né un boss o il figlio di un boss, bensì solo un ragazzo, costretto dagli eventi della vita a sacrificare la propria gioventù e a seguire il proprio sogno. La tigre poteva quindi nascere a Siracusa come a Milano o a Londra. Grazie a una virtuosa alternanza di personaggi, il libro affronta molteplici temi e riesce a parlare di amore, di amicizia, della vita e addirittura dell’aldilà con scioltezza. L’efficacia narrativa è condita da una buona dose d’ironia sapientemente distribuita. Il filo che unisce tutti i personaggi è quello della necessità di dover affrontare e di convivere ciascuno con le paure nel proprio quotidiano. La paura è descritta come una sorta di odore che ognuno porta con sé fin dalla nascita e che si evolve col trascorrere degli anni sulla base delle circostanze di fronte alle quali ci mette il destino scritto nelle pagine della nostra vita. Questo singolare odore possiede la caratteristica di diffondersi in maniera circolare e rapida, ma è sempre descritto come un qualcosa di complementare e mai in antitesi al coraggio. Letta sotto questa lente d’ingrandimento, la paura diviene un fattore insito nell’animo umano. Una sorta di prezzo da pagare anche per ottenere o difendere qualcosa di speciale in cui si crede. Ciascuno dei personaggi prova paura. Trova, oppure non trova, conforto nel coraggio. Nessuno di loro è però descritto come un pusillanime. Interessante notare come essa, con il trascorrere del tempo, addosso ad alcuni dei personaggi si attenua, mentre in altri diventa più penetrante, in alcuni casi ossessionante. La paura spinge Maurizio all’età di appena nove anni a ribellarsi contro tutto e tutti per liberarsi dallo status sociale inflittogli dai compagni di scuola di “figghiu ‘ro sbirru”. Maurizio cresce mano a mano che frequenta il ring. Quel quadrato diviene il porto in cui approda per lenire col sudore la fiamma che gli brucia dentro. La paura diventerà col tempo quella dose di adrenalina in più per combattere e liberare la molla che custodisce dentro di sé e riuscire a sciogliere il grumo formatosi nella sua testa con l’intrecciarsi delle ombre del suo passato. Dal libro emerge anche un quadro in cui la boxe e la kickboxing, con la loro essenzialità, non consentono sfumature né compromessi e assumono una loro dimensione, fuori dal tempo, in cui la violenza si mischia con l’intelligenza dell’uomo e l’eleganza dettata dalla tecnica. Sport nudi ed essenziali, ma al contempo rozzamente affascinanti e per questo meritevoli di essere astratti dalla loro vetusta etichetta di discipline sporche e riservata ai cattivi. Questi sport daranno una dignità di uomo a Maurizio e gli impediranno di prendere strade sbagliate o di ritornare in galera.