Si fa, si fa in settimana il governo Monti: non c’è alternativa e nessuno proprio nessuno si prende la responsabilità di soffocarlo in culla. Però sono molti, decisamente troppi, a volerlo corto nel tempo e a corto guinzaglio il governo cui vanno a votare la fiducia in Parlamento molto più per forza che per amore. Corto nel tempo lo vuole il Pdl, tanto corto da consentire elezioni anticipate a primavera 2012 o al massimo autunno. Corto da non arrivare al 2013, alla fine della legislatura. Corto nel tempo lo vuole l’Idv di Di Pietro. Corto nel tempo lo vuole Sel di Vendola che in Parlamento non c’è eppure qualcosa conta.

Dare sei mesi di vita al governo Monti, volerlo corto significa almeno due cose: limitare quel che può fare e restare in una campagna elettorale non ufficiale che dura appunto tutto il semestre. Con il paradosso di un governo nato anche perché l’Italia non può reggere una campagna elettorale di due mesi e immergerli, il governo e l’Italia, in una campagna elettorale moltiplicata per tre. Corto nel tempo e a corto guinzaglio che potrebbe essere sempre tirato fino a strozzarlo se e quando il governo Monti dovesse spingersi fino a toccare gli interessi elettorali appunto del Pdl, di Di Pietro, di Vendola.

Paradossalmente ma non tanto a non volerlo corto il governo Monti è la Lega. Il partito di Bossi, l’unico che voterà contro, è quello più felice che il governo Monti ci sia e duri magari fino al 2013. Più dura, più lavora Monti e più la Lega si “rigenera” elettoralmente e non solo all’opposizione. Lo dicono i leghisti, di vertice e di base: per loro che gli votano contro il governo Monti è una festa.

Non lo vogliono corto nel tempo e nel raggio d’azione solo il Terzo Polo e il Pd. Entrambi, il Terzo Polo con assoluta convinzione, il Pd con qualche limitato dubbio, sono pronti e favorevoli a che il governo Monti duri fino a primavera 2013. Terzo Polo più Pd però sono poco, troppo poco, per garantire al governo tempo e respiro. E quindi si fa, certo che si fa il governo Monti. Ma intorno c’è una leggera ma inconfondibile puzza di bruciato. Nella cucina di chi gli voterà la fiducia entro questa settimana sono molti i cuochi che lesinano il gas, il sale, l’olio e pure la farina. E c’è con tutta evidenza chi è pronto a rovesciare pentole e padelle non appena dovesse allentarsi la ressa dei clienti alla porta: i mercati, gli spread, l’Europa, la Bce… Puzza di bruciato e miccia corta. Berlusconi l’ha già detto: “Stacchiamo la spina quando vogliamo”. Per ora è mini comizio rassicurante per i suoi, domani può diventare un programma. E Di Pietro e Vendola ad elezioni presto nelle quali tenere a catena il Pd non vogliono rinunciare.

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