La provincia di Salerno, le Olimpiadi e i suoi protagonisti mancati. Antonietta Di Martino e il dolore per un infortunio che non è stato superato. Il suo obiettivo era quello di partecipare a questa edizione delle Olimpiadi di Londra e con la concreta possibilità di portare via una medaglia vista l’assenza di molte rivali di qualità, come quella della Blanka Vlasic. L’atleta metelliana ha dovuto dire di no a Londra 2012 e non senza polemiche sulle cure ricevute dai medici della federazione.

Il forfait di Antonietta è un pugno nello stomaco per lo sport salernitano, come quello ricevuto per la mancanza di Giampiero Pastore, il nostro campione di scherma, in quella che è la disciplina che più di tutte ci sta regalando soddisfazioni nei primi giorni della manifestazione a cinque cerchi. Pastore non ha ottenuto buoni risultati ai recenti Europei disputatasi proprio in Italia, ma questa non è stata la motivazione principale della sua esclusione. Una divergenza di vedute con il tecnico della nazionale ha provocato la sua assenza a Londra. Peccato, perché Giampiero avrebbe potuto ancora una volta deliziarci con le sue stoccate.

Ma c’è un altro sogno infranto. Stavolta non per infortuni o perché non nei piani dei tecnici di atletica, ma solo perché la burocrazia italiana continua a combinare pasticci e a bloccare l’ascesa di una ragazza che si sente italianissima perché qui è cresciuta e qui vive. Parliamo di Daria Derkach, saltatrice in alto di origini ucraine, che aspetta da anni la possibilità di diventare una cittadina italiana anche sulla carta, quella carta che le avrebbe permesso di ottenere la convocazione ai trials e coronando di sicuro il sogno di partecipare alle Olimpiadi con l’azzurro addosso.

Ha rifiutato le convocazioni della federazione ucraina, ha ricevuto proposte dalla Spagna, anche queste rinviate al mittente.

Daria vive a Pagani, con la sua famiglia è ormai integrata da anni nel salernitano, di lei abbiamo parlato altre volte, di lei gli esperti dicono possa diventare la nuova Fiona May. Ha partecipato a svariate gare, meeting che hanno posto in evidenza la sua bravura. Il sogno è bloccato da un documento, un documento che non è arrivato, un documento che potrebbe giungere a settembre. Daria ha 19 anni, di tempo davanti a sé ne ha ancora tanto per togliersi e regalarci soddisfazioni, per crescere sportivamente, per sentirsi ancor più italiana. Quell’Italia che, per ora, non le ha permesso di piazzare un acuto e, soprattutto, le ha negato quel tricolore che ormai sente suo a tutti gli effetti.

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