E’ volato in cielo Palummiello. Un nomignolo che Giacomo De Caprio deve a un giornalista, tale Giorgetti. 

Ma non tutti sanno perché quel reporter lo battezzò calcisticamente con quell’appellativo. Me lo svelò lo stesso Giacomino De Caprio. Lui, giovane calciatore, con il numero sei sulle spalle, mostrava buone qualità da centrocampista. Il nomignolo Palummiello gli restò tatuato addosso per via di quel suo modo di saltare e muovere i piedi mentre si accingeva a colpire di testa.
Giacomino De Caprio, il Direttore di Origine Controllata, non troppo protetto però nel nostro territorio pallonaro, sempre invidioso, mal pensante, tanto da doversi riciclare, a un certo punto, come opinionista televisivo, ottimamente a dire il vero, nonostante scalciasse per avere una nuova opportunità nel mondo del calcio professionistico.
Diventò ben presto un temuto personaggio tv grazie agli interventi nelle trasmissioni di Telenuova. A Tutto Calcio in particolare, ma anche Curva D, Kick Off, Nocerinissima, Piazza Mercato. Come dimenticare le “puntatine” al calciomercato estivo di Milano, quando i termini delle contrattazioni erano fissati fino a metà luglio e gli operatori dovevano correre per costruire rose interessanti. 
Le sue parole erano taglienti, la sua lingua non presentava peli, quello che doveva dire lo diceva senza problemi, dall’alto della sua esperienza, della sua competenza.
Ci ha lasciati una icona dello sport di tutta la Campania, ma in particolare dell’agro nocerino sarnese. Giocatore, giocatore-allenatore, allenatore, direttore sportivo con mansioni molto più delicate e allargate rispetto a quelle degli odierni diesse, Giacomino De Caprio è stato un’emblema del calcio rossonero, della Nocerina Calcio. 
E’ qui che ha lasciato le tracce più importanti della sua carriera, nonostante i passaggi anche a Cava, Pagani, e poi il viaggio, quasi da ripudiato, ma ancora da vincitore, al nord Italia, a Mantova, città nella quale ogni volta che tornava, e il sottoscritto ne è stato testimone, riceveva abbracci e baci dalla gente comune, mentre le stanze del “Martelli” si aprivano anche se lo stadio era chiuso con le catene. 
Giacomino De Caprio è stato un Signore del pallone nostrano. Anche con 40 gradi all’ombra si presentava con giacca d’ordinanza, e nella tasca sinistra il Corriere dello Sport, perché non poteva perdersi gli articoli di un altro grande personaggio del nostro territorio, parlo ovviamente di Peppino Di Florio, scomparso nel 2007. 
Nella vita era una persona dolce. Pacata. Meticolosa nel suo guardare il calcio, ma istintiva allo stesso tempo. Mi chiamò fin da subito “Bepi”, perché diceva che sembravo uno del Settentrione e perché voleva differenziarsi dagli altri. 
Per non dilungarmi, infine, un aneddoto. Per far capire a tutti che straordinaria persona e che magnifico dirigente calcistico era Giacomino De Caprio. In una trasmissione, forse A Tutto Calcio ma non ricordo bene, mentre si parlava di mercato e degli accorgimenti che i molossi avrebbero dovuto compiere per rinforzarsi, ecco che “Palummiello” inventa una giocata delle sue: dal taschino della giacca viene fuori un foglio ingiallito dal tempo. E’ il contratto che legherà Angelo Di Livio alla Nocerina per la stagione calcistica 86-87. Lo aveva scovato nella Roma, e già seguito l’anno prima a Reggio Emilia. Furbo De Caprio, si piombò su questa aletta, Di Livio appunto, inserendo il futuro Nazionale in una squadra che annoverava tra le sue fila, tra gli altri, anche Firicano, De Agostini e Lamiacaputo.
La carta di identità recita: nato a Marigliano, ma la vita lo ha fatto diventare Nocerino per sempre. Indimenticabile “Pallummiello”, il tuo volo resterà per sempre nel mio cuore e in quello di tutti gli sportivi dell’Agro e non solo.
Giuseppe Della Morte

 

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