Cavani batte Dnipro 4-2. Il Matador si scatena contro gli ucraini ai quali rifila un poker di gol alla sua maniera e ribalta un risultato che, fino ad un quarto d’ora dalla fine, della gara vedeva il Napoli in svantaggio e, dunque, molto bene avviato sulla strada di uscita dall’Europa. Non è un caso che la partita venga rivoltata come un calzino quando, tardivamente, Mazzarri si decide a mandare in campo Insigne, Pandev e Hamsik. Fino a quel momento il Napoli delle riserve era stato un Napoli da pianto greco. Poche idee ed anche sbagliate quelle degli uomini di Mazzarri. Sembra di assistere alla replica della partita con il Torino giocata domenica scorsa al San Paolo. Il Napoli trova il gol del vantaggio dopo appena sette minuti di gioco con una conclusione di Cavani su assist di Dzemaili. E questo gol così repentino sembra essere l’avvio di una maledizione tattica che avvolge la squadra e la spinge nel baratro della mediocrità. Gli azzurri, che avevano cominciato la gara con piglio garibaldino, tirano i remi in barca e quasi si fermano. L’idea di base è forse quella di far scoprire gli avversari per punirli in contropiede. Esattamente ciò che era accaduto con il Toro. Peccato per il Napoli, però, che gli ucraini effettivamente vengano fuori dalla propria area di rigore nel tentativo di recuperare la parità, ma i padroni di casa non riescano mai a far fruttare le ripartenze che, quando si vedono realizzate, sono sempre scontate e prevedibili. La partita va avanti così in maniera monotona fino a quando, sfruttando, manco a dirlo, un calcio piazzato, gli ucraini non riescono a trovare il gol del pareggio. Nel secondo tempo la musica non cambia. Il Napoli è, come al solito, imbottito di riserve e si vede. La manovra non è fluida e la difesa è esposta in maniera pericolosa alle offensive degli ospiti. Fernandez, Aronica e Britos traballano ad ogni attacco e si ha l’impressione che da un momento all’altro passa accadere l’irreparabile. Infatti arriva il vantaggio del Dnipro con un’azione innescata da un’indecisione a centrocampo di Vargas, uno dei peggiori in campo. Le sostituzioni del cileno e di Donadel, un altro protagonista impalpabile della serata, vengono salutate da bordate di fischi del pubblico indispettito per lo scempoio che si sta consumando, anche perché si vede benissimo che gli ucraini sono una discreta squadra o poco più. Ed è proprio dalle sostituzioni che in Napoli, nella parte finale della gara, trova nuova linfa vitale. Ed è a questo punto che viene fuori il Matador, la cui ira funesta mette ko gli avversari con tre gol in un quarto d’ora. Innarrestabile, irrefrenabile Cavani che gioisce come un bambino ad ogni marcatura e si accarezza e bacia la maglia azzurra come a voler suggellare ogni volta il suo amore per la città e per i tifosi, terribilmente ricambiato dal popolo. La vittoria apre scenari nuovi per il Napoli, anche grazie alla sconfitta del PSV in Svezia. Ora gli azzurri sono al secondo posto nel girone, a tre punti dal Dnipro e con due di vantaggio sul PSV e sull’Aik Stoccolma. Una posizione comoda, non c’é che dire. Ma prima di arrivarci tanta è stata la fatica e tanta la paura.