Il 31 dicembre di quest’anno saranno soppressi gli Aato, le Autorità d’ambito territoriali ottimali. Le regioni devono provvedere alla loro sostituzione, altrimenti subentra il potere di deroga dello Stato. Così dopo alcuni rinvii e proroghe, gli Aato – che decidono dell’affidamento del Servizio idrico e sui Piani d’Ambito (programmazione e investimenti) – andranno in pensione tra quattro giorni, sostanzialmente per via di un decreto sulla razionalizzazione della spesa pubblica voluto dall’allora ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli. Ed il quadro che si presenta è piuttosto variegato di regione in regione, anche se domina la trasformazione degli Aato in organi, perlopiù dalle stessa funzioni, in aree simili ai territori delle province oppure all’interno di una struttura regionale. A rischio, per non aver ancora ad oggi legiferato, si trova per esempio la Campania. Il capitolo acqua è comunque ricco di sfumature, tanto che sulla testa l’Italia ha anche una condanna da parte della Corte di Giustizia Ue (arrivata nel luglio del 2012) per una procedura di infrazione sulla depurazione e il mancato adeguamento alle norme comunitarie in materia di trattamento delle acque reflue. Non attivare subito gli interventi potrebbe significare dover pagare una sanzione pecuniaria piuttosto pesante (fino a circa 715.000 euro al giorno per ogni giorno di ritardo) e vedersi negare i finanziamenti dall’Europa. Il nodo riguarda gli investimenti e la capacità di attrarre risorse del settore. Uno degli aspetti, questo, che insieme con le funzioni di regolazione, ora è in capo all’Autorità per l’energia elettrica e il gas.

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