Duro colpo nei confronti del clan Di Lauro. In manette anche Raffaele di Lauro, figlio del boss Paolo, in carcere dal 2005 e conosciuto come Ciruzzo O Milionario. Il ragazzo è stato arrestato su una nave da crociera mentre stava festeggiando il compleanno della sua fidanzata. Il blitz dei carabinieri, che ha visto impegnati oltre 400 militari, è scattato all’alba tra Scampia e Secondigliano, e ha dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Napoli, nei confronti di ben 110 persone, tutte accusate di essere affiliate al clan camorristico dei Di Lauro e in particolare ritenute responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, traffico internazionale di stupefacenti, tentato omicidio e detenzione di armi, reati aggravati dalla finalità camorristica. Le indagini sono state portate avanti dai carabinieri del Ros Reparto operativo speciale e della quarta sezione “catturandi” del comando provinciale partenopeo guidata da Erik Fasolino e coordinate dalla procura antimafia e hanno riguardato i traffici illeciti del clan Di Lauro, in particolare gli ingenti traffici di cocaina che veniva acquistata in Spagna e spacciata in tutto l’hinterland napoletano. Destinatari del provvedimento anche i più stretti fiancheggiatori del capoclan Marco Di Lauro, latitante. Uno dei figli del boss Paolo Di Lauro, Raffaele di 19 anni, come si diceva è stato arrestato su una nave da crociera ancorata vicino alle coste siciliane, per un viaggio da diecimila euro regalato alla fidanzatina per il suo compleanno. Raffaele Di Lauro è coinvolto in almeno tre faide per il controllo del traffico e lo spaccio della droga. La piazza per lo spaccio di sostanze stupefacenti permetteva al clan di guadagnare un milione e mezzo di euro al mese al netto di tutte le spese. Agli occhi degli inquirenti il clan Di Lauro, protagonista della prima faida di Scampia, è apparso come una azienda perfetta e organizzata con un sistema collaudato e piramidale, gestito direttamente dai capoclan.  Il clan Di Lauro è ritenuto una delle cosche più ricche della Campania operante nello spaccio di sostanze stupefacenti in particolare al rione dei Fiori a Secondigliano.  Con una parte delle entrate, sostiene il gip Raffaele Piccirillo, si finanziavano tutte le spese della cosca: gli avvocati, l’acquisto delle armi e delle munizioni, la corruzione, il mantenimento delle famiglie degli affiliati detenuti, le `settimane´ per i killer, guardaspalle, sorveglianti armati, i meccanici che riparavano le decine di auto di `servizio´, i rimborsi per i prestanome di garage e depositi dove veniva stoccata la droga, il pagamento ai figli dei Di Lauro per le loro spese `personali´ (di ogni tipo, dalla ristrutturazione delle abitazioni, l’arredamento, l’acquisto di auto e scooter, il mantenimento delle amanti). Quando furono sequestrati i libri contabili della cosca di Paolo Di Lauro, circa tre anni fa, per decriptarli fu necessario l’intervento di Carlo Capasso, il collaboratore di giustizia che ha dato impulso, con le sue dichiarazioni all’inchiesta. 

 

Giuseppe Della Morte

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