Sabato 15 giugno si festeggia San Vito, un santo del quale non si sa praticamente nulla ma che vanta un culto antichissimo ed è il protagonista di tantissime tradizioni popolari. Nacque probabilmente in Sicilia, a Mazara del Vallo, e fu martirizzato a Roma nel 303 a soli 12 anni (chi dice 15 e chi 17), per non avere voluto rinnegare la propria fede. E’ patrono di molte città (Fiume, Mazara del Vallo e Recanati le più celebri) e sono ben 150 le località che si vantano di possedere una reliquia di san Vito. Tra i miracoli compiuti, quello di aver curato la figlia ossessa di Diocleziano (probabilmente affetta da epilessia o còrea). Grazie a questo gesto, san Vito è invocato contro la còrea (chiamato anche ballo di san Vito), ed è il patrono dei pazzi. Capace di sanare i malati con la sola imposizione delle mani, Vito è anche invocato contro l’incontinenza urinaria dei bambini, l’insonnia, la letargia, la rabbia e contro i morsi dei cani arrabbiati e dei rettili. San Vito è infine protettore di attori e saltimbanchi. Il Santo ha come detto prestato il proprio nome al “Ballo di san Vito”, un’encefalite di origine reumatica detta còrea di Sydenham, nota anche come còrea infettiva o reumatica. Si tratta di una malattia che oltre a dare febbre provoca modificazioni del carattere e del comportamento, obbligando il malato a compiere movimenti involontari, bruschi e irregolari, delle mani, degli arti e del tronco, proprio come fanno gli ossessi, gli epilettici o i “tarantolati”. Infatti, per Ballo di san Vito, si intende anche la danza rituale chiamata taranta o tarantella, ancora praticata in Salento, Sicilia e Sardegna, che per tradizione è il modo più efficace per neutralizzare i poteri venefici del morso della tarantola. In realtà il morso di questo ragno è quasi innocuo, anche se i più credono che sia in grado di scatenare crisi psicomotorie, crisi epilettiche e, appunto, la còrea o ballo di san Vito. Nella tradizione popolare questi movimenti inconsulti dei tarantolati erano indice di possessione diabolica che potevano essere superati solo quando si era dato pieno sfogo a tempo di musica a questi vertiginosi movimenti e si cadeva a terra prostrati e schiumanti.

Antonio Marcello Proietto

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