Nessuna chiusura, ma una riconversione: il Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, assicura che l’ospedale di Agropoli (Salerno), non chiuderà. "Con lo scontro perdono anche le buone ragioni – ha detto – l’obiettivo è garantire buona sanità. In troppi vogliono parlar di sanità senza conoscerla". Ma è un tema del quale, a suo avviso, "devono parlar gli esperti, i programmatori sanitari, le persone, cioé che sanno come fare".    Lunedì, a palazzo Santa Lucia, sede della Giunta Regionale, ci sarà un incontro per trovare un’intesa, un confronto aperto tra Mario Morlacco, subcommissario alla Sanità, i sindaci della zona interessata, quella del Cilento dove ricade l’ospedale di Agropoli, e Antonio Squillante, direttore generale della Asl di Salerno. E al tavolo lunedì sarà affrontato anche il nodo del potenziamento del Paust, la struttura che entrerà in funzione il prosismo 20 giugno e che sostituirà il pronto soccorso.    "Non è volontà né della Regione della struttura commissariale né del direttore dell’Asl – ha ribadito Caldoro – chiudere il presidio di Agropoli". La priorità resta "la tutela della salute del cittadino e provvedere a curarlo nel migliore dei modi". Caldoro ha ricordato che in virtù di un decreto della precedente Giunta regionale, molte strutture avrebbero dovuto chiudere. "Il ministero ha l’arma in mano e a loro dobbiamo rispondere – ha affermato – ma abbiamo rimodulato quegli obblighi e anziché la chiusura, abbiamo puntato alla riconversione perché non si possono chiudere in maniera secca gli ospedali".    "Non si possono chiudere in maniera secca dei presidi, ma riconvertirli per dar una buona sanità – ha proseguito –  sono stati contratti e li abbiamo modulati. In questi anni abbiamo lottato per evitare le chiusure". Caldoro ha invitato a evitare di avere "l’impressione che sulla salute del cittadino si faccia un’azione di violenza. I sindaci – ha aggiunto – hanno chiesto di lavorare tutti insieme ed è una buon strada".    L’ospedale di Agropoli ha un costo annuo, per il funzionamento, di circa 14 milioni di euro e le prestazioni fornite ammontano a 7 milioni di euro. Dal prossimo 20 giugno, con la disattivazione del Pronto soccorso, entrerà in funzione un Psaut, presidio di pronto soccorso territoriale, collocato negli stessi locali e sarà garantita la presenza 24 ore su 24 di un medico specializzato in emergenza e 2 infermieri. A disposizione della struttura vi saranno tre ambulanze, una rianimativa con medico anestesista, infermiere e autista; una medicalizzata, con medico specializzato in emergenza, infermiere ed autista; una non medicalizzata (con infermiere ed autista). Queste unità mobili saranno utilizzate per il trasferimento di eventuali pazienti che potrebbero accedere autonomamente. L’organizzazione della nuova struttura garantirà quindi una rete di emergenza.

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