Non si placa l’ira di alcuni parrocchiani di don Antonio Cuomo dopo la notizia del trasferimento del parroco da Nocera Inferiore ad Angri. La nomina vescovile è di ieri mattina. Alla parrocchia di San Giovanni Battista, al rione Cicalesi, arriverà don Andrea Annunziata. Ma una parte di giovani non è d’accordo è chiede di incontrare il vescovo, monsignor Giuseppe Giudice. Lo fa tramite il più famoso dei social network. Sulla pagina facebook di mosnignor Giudice si affollano i messaggi. Francesco scrive: “Il vescovo deve ascoltarci e da buon pastore darci tutte le spiegazioni”. Anche Anna chiede di essere ascoltata, così come Maria Giovanna. Qualcun altro si prende la responsabilità di quanto in questi giorni si sta facendo: striscione di fronte alla cattedrale e l’organizzazione di un corteo che dalla parrocchia arrivi in curia. C’è anche chi cerca di stemperare i toni. Ornella scrive: “i cambiamenti fanno male e spesso non accettati, ma tutto è voluto dal Signore. Non facciamo discorsi inutili perchè se la fede è la nostra ragione di vita, ed è vera, ci fa accettare i cambiamenti senza problemi. Non accusiamo nessuno”.  Diversi i messaggi con questo stile di toni decisamente più concilianti. Ieri il vescovo era stato chiaro e nella sua dichiarazione/spiegazione dei trasferimenti in riferimento alle proteste aveva detto: «Ho fiducia che i presbiteri e le comunità vivranno questi momenti con spirito di fede e nella pace, senza allarmismi o manifestazioni che nulla hanno a vedere con il sentire profondamente il Mistero della Chiesa, che è madre e maestra». I trasferimenti di ieri e di lunedì, comunque, sono solo l’inizio di un più ampio «tempo di passaggio» che la diocesi nocerino-sarnese è chiamata a vivere. Lo si evinceva in due punti della dichiarazione di monsignor Giudice. In un primo passaggio il vescovo scrive di trasferimenti «appena iniziati» e, in un secondo, rafforza il concetto parlando di decisioni che «a macchia d’olio si diffonderanno per tutta la Diocesi». Oltre a far intendere che i trasferimenti continuano, il vescovo ha chiarito che «non sono né punizioni e né rimozioni, ma fanno parte di un normale avvicendamento ecclesiale che la sapientia cordis e la legge della Chiesa ci suggeriscono».

 

 

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