All’alba di oggi, in via Zara, a Scafati, è finita la latitanza di Vincenzo Starita, pregiudicato di 39 anni. I Carabinieri lo cercavano dal 17 giugno, quando nei suoi confronti il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Napoli , su richiesta dell’antimafia partenopea, aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Starita finì nella rete del Ros e del reparto territoriale dell’Arma di Nocera Inferiore insieme ad altri 17 persone, indagate, a vario titolo, per i reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, del tipo cocaina ed hascisc; usura; ricettazione; detenzione, porto e vendita di armi comuni e da guerra. Accertamenti cominciati nel 2011 e finalizzate alla ricerca di Francesco Matrone, inserito nella lista dei latitanti di massima pericolosità in ambito nazionale, poi tratto in arresto ad Acerno. Finita la sua fuga era cominciata la certosina ricostruzione degli appoggi di cui aveva fruito, con certosini controlli storicamente in contatto con lui e la sua famiglia. Erano così così arrivati, i Carabinieri, ad individuare un circuito di soggetti dell’area vesuviana, a cavallo delle province di Salerno e Napoli, risultati dediti alla commissione di affari illeciti in materia di stupefacenti, armi ed usura. Tra essi anche Vincenzo Starita. Insieme ad esponenti apicali del clan “GALLO-LIMELLI-VANGONE”, operanti nell’area vesuviana, Starita sarebbe stato punto di riferimento , nell’agro, per l’acquisto di armi da fuoco comuni e da guerra, in particolare fucili d’assalto AK 47 Kalashnikov. Durante le indagini sono state documentate le trattative in atto tra il CIRILLO e gli esponenti di una consorteria di rapinatori dediti ad assalti armati a furgoni portavalori, interessati proprio all’acquisto di Kalashnikov e relativo munizionamento.

Michela Giordano

 

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