“Dovete sorridere”. Lo ha urlato forte. Lo ha urlato Fortuna.  Ha gridato, ha trovato la forza di chiedere alle migliaia di persone lì per Luciano di accompagnare il suo amore nell’ultimo viaggio come lui avrebbe voluto: con un sorriso. Quel sorriso che per tutta la sua vita – breve, troppo breve – lo aveva contraddistinto, lo aveva fatto amare.  La chiesa di Santa Maria delle Grazie a Lavorate di Sarno non è riuscita a contenere le tre, quattro mila persone che hanno voluto esserci. Hanno voluto salutare il loro “Lù”.  Una chiesa con pochi fiori. Lo aveva chiesto Luciano. Lo aveva detto alla sua Fortuna: “Non voglio fiori al mio funerale, quei soldi devono essere usati per la lotta contro il cancro”. Altruista e buono fino alla fine. Da esempio anche nella morte. Perché Luciano era così: semplice, con un gran cuore. Ed è per questo che tutti, oggi, hanno voluto esserci. C’erano gli amici di sempre, quelli d’infanzia. Con in sottofondo una canzone – la colonna sonora del film "Quasi Amici" – hanno accompagnato la bara all’altare. Anche con loro – i compagni del quartiere e dei banchi di scuola – era riuscito a mantenere un legame stretto. C’erano – poi – gli amici di oggi, quelli del Luciano uomo, del Luciano lavoratore. Così diversi tra loro. Uniti dall’amicizia per Lù. In prima fila, con un dolore in cuore che immaginare proprio non si può, c’erano i genitori di Luciano. Con semplicità e dignità hanno accompagnato il loro “bambino” in quel viaggio a cui nessun genitore vorrebbe mai assistere. Mai. C’era il secondo papà, Franco Tamigi. Stringe a sé Fortuna, l’amore di sempre di Luciano. Prova a proteggere sua figlia, forse è impossibile. Ma lei trova il coraggio di urlare per chiedere ai tanti presenti di sorridere. Grida. Grida forte. Insiste. Lo avrebbe voluto Lù. Anche la Nocerina Calcio è lì al completo. Dirigenza, calciatori, tifosi, allenatori. Quello delle passate stagioni – Getano Auteri – e quello di ora – Gaetano Fontana.  Non è una presenza di “cortesia” la loro. Tutt’altro. Non sono lì solo per il ruolo di Franco Tamigi e della figlia nella Nocerina (dirigente e speaker). Sono lì per Luciano. Si faceva amare, si faceva volere bene. Lo dimostrano le lacrime, ininterrotte, di mister Fontana. Non smette di piangere l’allenatore rossonero. Proprio non ci riesce. Spiazza anche l’immagine di un Michele Tamigi a cui non si è abituati. Lo zio di Fortuna esce fuori dal suo impeccabile stile “giacca e cravatta” per mostrare tutta la sua fragilità. La fragilità di chi sa di aver perso una persona cara. Una persona da amare. Perché non si poteva non amare Luciano. Poi le parole di "Meraviglioso", dei Negramaro, salutano Lù che lascia la chiesa…

Mario Marra…anche io so di aver perso una persona da amare

Share.

Circa l'autore

Leave A Reply