Dario Russo, dipendente della regione si incatena. Le motivazioni in una lunga lettera che pubblichiamo integralmente: “Caro collega e amico (per chi mi conosce e reputa tale e mi stima), Dopo 40 anni di lavoro, svolto con professionalità e dedizione, mi apprestavo a finire la mia carriera lavorativa con quel poco di amarezza che sempre accompagna  un addio.  Mi restavano due anni per abituarmi all’idea e la soddisfazione di tanti anni di onorato servizio. Avevo reiterato per ben tre volte a questa Amministrazione la mia volontà di arrivare alla età ordinamentale (65 anni); quindi altri due anni, avendone io 63 e avendone anche il diritto concessomi dalla legge. Ero tranquillo e sereno anche grazie alle assicurazioni ricevute dagli Assessori competenti, visto che era un mio diritto, riconosciuto tra l’altro a tanti altri colleghi con maggiore anzianità contributiva e di età (qualcuno addirittura con 44/45 anni di contributi e 65 anni di età)  IL 31 OTTOBRE  2013 con la delibera n. 488 questa Amministrazione DECIDEVA DI CANCELLARMI (so di altri due colleghi nella stessa condizione). Non una spiegazione,un cenno, una telefonata , una qualsivoglia parvenza di umanità. Nemmeno la richiesta di fare le consegne, di affidare a chi è subentrato tutti gli atti, i beni di cui, in qualche modo, sono depositario! Evidentemente la voce era una sola: IGNORATELO, NON ESISTE PIU’!
La protervia di questi signori non ha eguali, giocano con la vita delle persone come fossero pedine senza anime. Dietro ognuno di noi vi è invece una famiglia, dei figli che domandano un perché , chiedono di sapere esterrefatti di quale nefandezze si è ricoperto il loro padre per essere   CANCELLATO Cosa sia successo e quali logiche siano intervenute sarà l’esposto alla Magistratura ed il ricorso al Giudice del lavoro a farlo venire a galla e a fare giustizia. Nel frattempo io ho deciso di ritornare  VISIBILE e di fare conoscere e tutti la DISUMANITA’ DI QUESTI ONNIPOTENTI.
Lo farò con un atto che può sembrare estremo ma che di estremo non ha nulla. NON HO PAURA di eventuali ritorsioni che potrebbero essere messe in atto.
Ho certezza e fiducia nella Magistratura RIVOGLIO LA MIA DIGNITA’.  Voglio gridare a tutti che non sono morto: IO ESISTO. Sono fatto di carne , ho un cuore, sentimenti; sono squassato da sensazioni, dolori come qualunque essere umano, come ognuno di voi e ad ognuno di voi chiedo di ridarmi la visibilità che mi hanno tolto. I vostri attestati di solidarietà saranno la mia forza per sopportare le manette che VENERDI 31 GENNAIO  mi terranno incatenato alla mia vita e al mio diritto”.

Dettagli nei nostri Tg.

Ed ecco le foto a cura di Francesco D’Auria:

 

 

 

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