Che di Alberico Gambino non avremmo più sentito parlare con riferimento a campagne elettorali lo si era capito da tempo: chiara la volontà dell’ex sindaco di Pagani di ritirarsi a vita privata, dopo il processo ribattezzato <linea d’ombra> , malgrado le sollecitazioni a desistere  che da più parte gli sarebbero arrivate. Dal 30 gennaio c’è un elemento in più che tiene fuori Gambino dalle istituzioni: il Ministero dell’Interno ha vinto il ricorso con il quale  aveva chiesto la declaratoria di incandidabilità alle elezioni regionali, provinciali , comunali e circoscrizionali che si svolgeranno nella regione Campania, con riferimento al primo turno elettorale successivo allo scioglimento del consiglio di Pagani, stabilito con decreto il 26 luglio 20110. Rigettate invece, le uguali istanze che lo stesso Viminale aveva formulato a carico degli ex consiglieri comunali Massimo Quaratino e Giuseppe Santilli (coimputati di Gambino in linea d’ombra) . La sentenza della prima sezione civile del tribunale di Nocera inferiore , guidata dal presidente del tribunale, Catello Marano, si basa , e lo si legge nelle motivazioni, non sull’esito del procedimento penale celebrato presso lo stesso tribunale (e che ha escluso l’aggravante camorristica) , ma esclusivamente sulla relazione della prefettura di Salerno per il tramite della commissione d’accesso inviata a Palazzo San Carlo, dopo  l’arresto di Gambino. I giudici sono partiti dall’assunto che sono idonei presupposti dello scioglimento e della declaratoria di incandidabilità anche situazioni che non rivelino direttamente , né lascino presumere , l’intenzione degli amministratori di assecondare gli interessi della criminalità organizzata e spiegano che ,per quanto il valore indiziario degli elementi raccolti non sia sufficiente per l’avvio dell’azione penale è comumque plausibile l’ipotesi di una soggezione degli amministratori alla criminalità porganizzata per vincoli di parentela, rapporti di amicizia o affari. In questa scia i giudici hanno richiamato le pagine che i membri della commissione di accesso hanno dedicato ai rapporti tra il comune di Pagani e la famiglia Petrosino D’Auria (immobile ex Criscuolo, cooperativa parcheggi, testimonianze dei pentiti, gestione del verde pubblico). A onor del vero , per ciascuno delle accuse della commissione d’accesso, tranne che per il verde pubblico non oggetto del processo penale, in linea d’ombra si è assistito ad una clamorosa demolizione del contesto accusatorio, con gli stessi testi presi in considerazione dal Viminale  (dottoressa Rosa ferraioli e comandante dei vigili Diodato Rossi)che in udienza hanno, per motivi diversi, sminuito la portata accusatoria dei propri ricordi. A questa incongruenza  si aggrappano gli avvocati difensori, Diddi e Anniunziata, che entro 10 giorni presentaranno ricorso, perchè, spiegano in un comunicato , ““Il provvedimento- hanno dichiarato gli Avvocati Alessandro Diddi e Giovanni Annunziata- ha dato, a nostro avviso, scarso rilievo a tutti gli elementi sopravvenuti nel corso del dibattimento penale che hanno smontato le accuse relative alle ipotesi di connivenza tra politica e criminalità nell’ambito del Comune di Pagani. Tutto ciò ci lascia molto perplessi. E’incomprensibile che il tribunale civile abbia potuto disattendere le acquisizioni e le valutazioni cui è pervenuto un tribunale terzo ed imparziale nel rispetto delle regole del contraddittorio. Alberico Gambino non ha più alcun interesse a svolgere attività politica ma ciò nonostante il provvedimento sarà immediatamente impugnato perché deve essere ristabilita la verità. Ovviamente tutto questo ci carica ancora di più nell’affrontare il giudizio dinanzi alla Corte d’Appello dove, ancora una volta, saremo in prima fila a professare l’innocenza di Gambino e a scoprire tutte le falsità dichiarate nei suoi confronti”.

 

Michela Giordano 

Share.

Circa l'autore

Leave A Reply