Chiarezza sul lavoro straordinario nei presidi ospedalieri dell’azienda “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno. A chiederlo sono i sindacalisti della Cisl, Gaetano Biondino, Francesco Cesarano, Giuseppe Cicalese, Giovanni Della Porta, Felice De Santis, Angelo Montone, Vito Pumpo e Gaetano Tortora, al direttore generale dell’azienda di via San Leonardo, Giuseppe Longo, per porre fine all’estremo disagio che il fenomeno sta portando tra tutti i lavoratori.
“Fermo restante che gli eventuali limiti imposti dall’articolo 34 sono ordinatori e non perentori, indicati a tutela degli operatori interessati, resta in capo all’azienda il dover garantire l’espletamento dei livelli essenziali di assistenza nell’ambito del rispetto delle norme legislative e contrattuali vigenti, non essendo in capo al singolo operatore ovvero ai coordinatori del comparto, poter liberamente disporre dell’organizzazione del lavoro, perseguendo con libero arbitrio e con propria autonoma determinazione l’articolazione delle attività ritenute indispensabili e non procrastinabili”, hanno spiegato gli esponenti sindacali nella nota.
I rappresentanti sindacali hanno ricordato al manager del “Ruggi” che la norma contrattuale si riferisce a un istituto contrattuale ipotizzato nel periodo che va dal 1998 al 2001 e, pertanto, risale a quasi 20 anni fa dalla sua determinazione presumendo, all’epoca, che la forza lavoro del periodo era fortemente caratterizzate da una idonea congruenza tra fabbisogno assistenziale e dotazione organica, al fine di garantire l’espletamento di tutte le attività.
“Oramai la frittata è fatta e purtroppo non si possono fare le nozze con i fichi secchi. Non volendo polemizzare ulteriormente sulla contraddizione logico-storica della disposizione, atteso che le attuali dotazioni organiche sono enormemente sottostimate rispetto al fabbisogno, non solo in relazione agli obiettivi prospettici individuati nel piano aziendale, ma nel concreto anche in relazione a quelli essenziali riferiti al mantenimento degli attuali livelli minimi assistenziali, si invita ad elaborare elementi correttivi del disposto, al fine di rispristinare tranquillità tra gli addetti ed operatori tutti”, hanno precisato i sindacalisti. “Infatti, qualora si ritenga di non poter intervenire sull’ottimizzazione delle risorse umane e in presenza di scarsezza di risorse, l’elemento essenziale su cui poter intervenire è la riorganizzazione dei servizi, responsabilità unicamente delegata al management aziendale, nel mentre quella politica resta in capo a quanti continuano a poter ipotizzare che la sanità possa essere gestita con tagli lineari e contenimenti di spesa. Pertanto, ognuno per le proprie competenze, invece di elaborare editti finalizzati ad esclusiva e personale tutela su eventuali responsabilità economiche, si attivi a predisporre atti tesi a superare le difficoltà, a garanzia dei livelli minimi assistenziali, che purtroppo allo stato si possono assicurare, solo ed esclusivamente o con il grave e forte sacrificio dei lavoratori che continueranno ad assoggettarsi, nel quotidiano e fino a completo superamento delle carenze conclamate di organico, ad estenuanti e non più sostenibili turni di lavoro, con incommensurabile perdita della propria dignità lavorativa, purtroppo in deroga a tutte le civili norme e istituti contrattuali esistenti, oppure con un immediato reclutamento straordinario di personale a tempo determinato e indeterminato”.
Da qui la richiesta al direttore Longo “a mettere un po’ di ordine e a elaborare un piano di ristrutturazione aziendale finalizzato alla razionalizzazione delle attività, riduzione dei servizi e adeguamento degli obiettivi alla capacità produttiva al netto del debito orario di ogni lavoratore operante in azienda.