Giovane, giovanissima. Incinta..molto. 36, 37 settimane…chissà. Una donna di colore stamattina poco prima delle 8 è arrivata con un’ambulanza del 118 all’ospedale di Nocera Inferiore allertata dal centro di accoglienza migranti di Pagani. Sola. Accolta e soccorsa tra difficoltà linguistiche paradossali, visto che non parla inglese. Tessera sanitaria a parte (l’aveva con sé), i medici ed il personale si sono dovuti arrangiare. Hanno dovuto calcolare le settimane in base ai risultati della visita ginecologica, tanto per capirci. Un’ostetrica ha risposto finanche al cellulare della donna. Squillava incessantemente senza che lei avesse la forza di rispondere. Lo ha fatto qualcun altro al posto suo cercando di far capire all’interlocutore che era arrivato il momento del parto. Era il marito, il compagno, un parente? Chissà. Sarebbe stata necessaria la presenza di un mediatore culturale. A volte, la professionalità medica non basta. Seppur unita alla solidarietà umana. Se si stabilisce che l’Italia è un paese che accoglie, non si può poi abdicare di fronte a bisogni primari dei migranti. La giovane donna, proveniente dal centro di accoglienza di Pagani, in queste ore sta dando alla luce una nuova vita. In un’Italia che non può e non deve affidarsi all’approssimazione e all’improvvisazione quando si parla di esseri umani e dei loro inalienabili diritti.
Patrizia Sereno